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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 12:08.

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Le pesanti esternazioni di Grillo e l'immediata replica di Bersani sembrano restringere terribilmente gli spazi di dialogo. Eppure, da una pura analisi dei capitoli su crescita e sviluppo contenuti nei programmi, si possono anche individuare possibili convergenze tematiche, ad esempio nell'approccio al mondo delle imprese. Non è un mistero del resto che il Movimento di Grillo abbia fatto breccia tra gli operai travolti dalle crisi industriali più veementi degli ultimi anni, a partire dai casi Ilva e Sulcis. E al tempo stesso non si può trascurare come nei comizi di piazza e nell'agorà telematica, con tanto di sondaggio online, Grillo si sia rivolto con decisione al popolo delle Pmi o quantomeno al suo nucleo più insoddisfatto di una politica economica ingabbiata dai veti dell'austerity.

Pagamenti della Pa e Pmi
C'è sintonia tra Bersani e Grillo sulla necessità di rimettere in moto l'economia a partire dal pagamento dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione, sebbene finora solo il Pd abbia avanzato una proposta concreta (per quanto audace) - 50 miliardi di titoli di Stato dedicati - per superare l'impasse che sta bloccando la macchina dei rimborsi messa a punto nei mesi scorsi dal governo tecnico.
Sulle proposte per le piccole e medie imprese, per ora, è possibile rintracciare convergenze sui principi di fondo, a partire da interventi di defiscalizzazione. Pd-Sel pongono l'accento su una nuova formulazione di sconti fiscali sugli utili che le imprese decidono di reinvestire in azienda, M5S sembra puntare soprattutto a sconti contributivi robusti per gli imprenditori che abbiano meno di 35 anni. Nell'uno e nell'altro caso la leva fiscale richiederebbe comunque un impegno attento sul fronte delle coperture, possibile solo dopo un'accurata"due diligence" dei conti pubblici.
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Green economy e industria
Possibili punti di intesa si rintracciano poi sul rifinanziamento della cassa integrazione e nel mantra della green economy, sebbene declinato con enfasi diversa. Il centro-sinistra intenderebbe legare al concetto di sostenibilità un primo potenziale intervento sui consumi, mirato all'efficienza energetica nell'edilizia e quindi presumibilmente a una proroga e a un allargamento degli sgravi già esistenti. Ha altre mire la filosofia verde di Grillo, che intende attivare una microeconomia favorita da un piano diffuso per l'energia che punti su co-generazione, fonti rinnovabili e metodo Esco (Energy service company).
Sembrerebbe più difficile sintonizzare le idee quando si parla di rilancio industriale. In questo caso alla ricetta bersaniana - sì alle scelte pubbliche in politica industriale ma senza dirigismi - si contrappone una propensione più radicale a indirizzare le strategie di sviluppo. Da un lato infatti, il centro-sinistra vorrebbe ripartire dal vecchio programma "Industria 2015", da attualizzare opportunamente in "Industria 2020", per incentivare progetti di innovazione tecnologica nei settori industriali considerati strategici per la nostra economia nel prossimo futuro. Dall'altro, sull'onda delle centinaia di crisi e vertenze irrisolte e della crescita vorticosa della cassa integrazione, la base di M5S, interpellata da Grillo attraverso un sondaggio online sulle politiche per le imprese, si spinge fino a un piano dal sapore autarchico per proteggere le produzioni locali, orientato a privilegiare il mercato interno e ad attribuire il marchio "made in Italy" solo alle aziende che producono in Italia.

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