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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2012 alle ore 14:39.
La coalizione di Monti è la nuova realtà della politica italiana. È nata ufficialmente venerdì nel convento delle suore di Sion sul Gianicolo, ma tra gli elettori esisteva già, come rivelano i dati del sondaggio Sole-Cise di fine anno. Il 23,3% degli intervistati intenzionati a votare dichiara di preferirla rispetto alle altre due coalizioni in lizza, quella guidata da Bersani e formata da Pd e Sel e quella guidata da Berlusconi e formata da Pdl e Lega Nord.
La coalizione di sinistra è sempre prima con il 36,2% delle intenzioni di voto mentre quella del cavaliere arriva addirittura terza con appena il 21,8%, superata dalla coalizione di Monti. Il Movimento 5 Stelle è quarto con il 13,8 per cento. A questa domanda sul voto alle coalizioni ha risposto il 66,8% degli intervistati. Una percentuale più alta di quella della domanda sul voto ai partiti che è il 57,1%. E anche questo è un dato significativo.
I sondaggi sono strumenti imperfetti e quelli fatti a ridosso delle feste lo sono ancora di più. Inoltre questo sondaggio è stato fatto in parte prima e in parte dopo la conferenza stampa del presidente del consiglio del 23 dicembre in cui ha annunciato la sua disponibilità a entrare in campo come leader di un progetto centrista. Alla fine la curiosità di indagare il potenziale elettorale di una coalizione guidata da Monti ha prevalso sulla prudenza. Per questo i dati raccolti possono essere presi solo come timidi segnali di una tendenza che solo il tempo, e altri dati, potranno dire quanto solida sia. Per ora si può dire che il polo di centro attira una quota significativa dell'elettorato italiano. È una grossa novità in tempi di bipolarismo. Durante la Seconda Repubblica nessun terzo polo è mai arrivato a percentuali di voto così elevate. Ma qui si tratta ancora solo di intenzioni.
La coalizione di Berlusconi testata in questo sondaggio in realtà non esiste ancora. Le trattative con la Lega Nord sono in corso e non si sa come andranno a finire. Ma i nostri dati dicono che nel caso in cui vedesse la luce potrebbe non essere più né il primo e nemmeno il secondo polo della politica italiana. Se questa tendenza si consolidasse nel corso dei prossimi due mesi il terzo polo centrista potrebbe veramente diventare il secondo polo della competizione. E questo attiverebbe una dinamica totalmente nuova all'interno del centrodestra. La scelta dei moderati non sarebbe più tra Bersani e Berlusconi, ma tra Bersani e Monti.
Questo scenario però precorre i tempi. Ci sono due mesi di campagna elettorale prima del voto e molto può ancora succedere. Alcune tendenze però sembrano ormai consolidate. Il Pd resta saldamente in testa come primo partito del Paese e insieme a Sel ha la maggioranza relativa dei consensi. Questo lo mette in condizione di ottenere alla Camera la maggioranza assoluta dei seggi. Semmai sorprende in questo sondaggio vedere che la somma delle intenzioni di voto alle liste di Pd e di Sel è superiore alla percentuale di voti alla coalizione che li vede insieme. Questo è il risultato di due fattori. Ci sono elettori che dichiarano di votare la lista del Pd, ma che allo stesso tempo preferiscono la coalizione guidata da Monti. E ci sono elettori che non dichiarano una preferenza per alcun partito, ma che sono disponibili a votare per una coalizione. Tra questi sono in maggior numero quelli che scelgono la coalizione di Monti rispetto a quella di Bersani. La stessa cosa avviene a destra anche se in misura minore. A beneficiare di questi flussi è il polo di centro. Prese separatamente le liste centriste valgono relativamente poco, ma messe insieme nel nome di Monti diventano improvvisamente il secondo polo della politica italiana. Ma sarà così anche dopo il "patto di Sion"?
L'altro ieri le formazioni di centro che hanno deciso di affidarsi a Monti hanno preso delle decisioni importanti. Hanno scelto di presentarsi come una lista unitaria al Senato, ma come una coalizione di liste apparentate alla Camera. In realtà al Senato non è stata una scelta ma una necessità imposta dalla legge elettorale. La vera scelta è stata alla Camera. E non è detto che sia una scelta vincente. Perché Monti abbia accettato questa doppia soluzione è un mistero. Perché – come sembra – Italia Futura si sia schierata con Casini a favore della coalizione e contro la lista unitaria è un altro mistero. In questo caso forse la cosa è un po' meno misteriosa ma comunque difficile da spiegare a chi crede che il "progetto Monti" debba segnare una svolta nella politica italiana. Infatti presentarsi con la stessa offerta in entrambe le arene della competizione avrebbe dato un segnale chiaro che la "lista Monti" voleva essere veramente una cosa nuova. Adesso si è introdotto un elemento di forte ambiguità che può costare caro in termini di credibilità.
Su questo il nostro sondaggio non dice nulla. Qualcosa invece dice la storia elettorale della Seconda Repubblica. Nel 2006 Ds e Margherita fecero una scelta simile a quella fatta da Monti. Ma in questo caso contro il volere di Prodi. Si presentarono insieme come "Lista uniti nell'Ulivo" alla Camera e come liste separate al Senato. Finì che ottennero una percentuale di voti più alta alla Camera che al Senato. Ma soprattutto al Senato persero il premio di maggioranza in Piemonte e con ciò Prodi perse la possibilità di governare con una maggioranza meno risicata. Si sa come è andata a finire. Nelle prossime settimane si vedrà come andrà a finire questa volta.
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