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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 11:32.
Lo scandalo Mps è piombato improvvisamente sulla campagna elettorale imponendo nel dibattito un tema che non aveva avuto grande spazio nell'elaborazione dei programmi dei partiti. Con qualche eccezione e un paradosso. Come quello in cui è incappato il Pdl: tra i più veloci, non appena sono emersi i dettagli del dossier Monte dei Paschi, a criticare il rapporto intimo tra gli esponenti locali del Partito democratico e l'istituto senese eppure il partito del Cavaliere promuove la «vocazione territoriale» delle banche.
Il Pdl e la banca di territorio
Nel suo programma il partito di Berlusconi dedica agli istituti di credito un capitolo dal titolo perentorio: «Le banche hanno avuto tantissimo, ora diano». Segue un decalogo che si apre con l'irrevocabilità di «mutui e finanziamenti erogati», prosegue con la «separazione e/o specializzazione tra banche di credito e banche di investimento» e si conclude con un impegno che, alla luce di quanto accaduto nella città toscana e degli attacchi del Pdl ai democratici, può apparire paradossale: «Valorizzazione del sistema bancario a vocazione territoriale».
L'assenza nell'agenda Monti
Nessuna traccia del capitolo banche nell'agenda Monti: l'unico riferimento si può ritrovare nel capitolo liberalizzazioni laddove il Professore rivendica il merito di aver avviato durante il suo Governo una stagione di "deregulation" che ha interessato tra gli altri settori gli ordini professionali, le assicurazioni e, appunto, le banche.
I democratici e il nodo derivati
E il Pd? Nell'agenda Bersani (che ricalca in gran parte la carta d'intenti del partito approvata prima delle primarie) non ci sono riferimenti espliciti al sistema bancario. Il partito di Bersani rivendica però di aver sempre dato battaglia in Parlamento sul nodo dei derivati, propone di estendere la Tobin tax alle transazioni finanziarie su questi strumenti e il segretario ha annunciato che nella nuova legislatura presenterà una proposta di legge sull'istituzione di una commissione d'inchiesta sulla finanza.
Grillo e il no agli incroci azionari
Anche Beppe Grillo ha aggiornato le sue proposte alla luce di quanto sta emergendo da Siena. E lo ha fatto a suo modo, mettendo direttamente sotto accusa il Pd: «Ci vuole una commissione e mettere sotto indagine tutti i dirigenti del Pd dal '95 a oggi» ha detto il leader del Movimento 5 stelle che nel suo programma, alla voce economia, paragrafo banche, scrive: «Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale», mentre tra le proposte a tutela dei risparmiatori spicca l'introduzione della «responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite».
Le liberalizzazioni di Giannino
Oscar Giannino e il suo "Fare per fermare il declino" inserisce le banche (insieme a trasporti, energia, poste, telecomunicazioni e servizi professionali) tra i settori da liberalizzare in quanto «ancora non pienamente concorrenziali». Per li istituti di credito l'intervento deve riguardare anche «gli assetti proprietari». Dopo il caso Mps il dito del giornalista economica è puntato contro le fondazioni: «Devono cedere il controllo attraverso meccanismi di mercato, a maggior ragione per i denari che ci hanno perso e che le impossibilita alla loro vera funzione, il sostegno sociale e culturale ai territori». Il tema, invece, non rientra tra quelli toccati dal programma di Rivoluzione civile del pm antimafia Ingroia che comunque, alla luce dello scandalo Mps ha esposto uno dei «principali principi politici»: «Cacciare via i partiti dai consigli di amministrazione delle banche e degli enti pubblici e privati».
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