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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 17:08.

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Nella foto il vice segretario Enrico Letta (Ansa)Nella foto il vice segretario Enrico Letta (Ansa)

Inserire nella Costituzione il divieto esplicito del conflitto di interessi per chi assuma incarichi di governo sia locale che nazionale, sostituire l'attuale "Porcellum" con una legge elettorale basata sul doppio turno di collegio e tagliare i costi della politica. Qui, si tratta di dimezzare i parlamentari e attuare un riassetto del Parlamento, come luogo della rappresentanza politica nazionale (Camera) e dei territori (Senato), superando comunque il bicameralismo perfetto. Sono questi i cardini delle riforme istituzionali su cui punta il Pd per la prossima legislatura, presentate oggi a Roma dal vice segretario Enrico Letta e dal responsabile per le riforme della Pa Marco Meloni

Poteri rafforzati per il premier
Su quello che è da sempre uno dei principali terreni di scontro della politica italiana, ovvero poteri e ruolo del presidente del Consiglio, in Pd punta a preservare la natura parlamentare della forma di Governo ma razionalizzando l'azione dell'Esecutivo. In pratica, il presidente del Consiglio vedrà rafforzata la funzione di indirizzo politico ricevendo direttamente la fiducia, con il potere di chiedere al capo dello Stato, dopo il voto del Consiglio dei ministri, lo scioglimento della Camera. Con una modifica ai regolamenti parlamentari, il governo potrà anche contare su un voto a data fissa del Parlamento sui provvedimenti più complessi. A cambiare sarà anche il titolo V della Costituzione, recentemente riscritto, per dare spazio ad un regionalismo cooperativo e solidale, che riduca le aree di competenza concorrente, e quindi le occasioni di contrasto tra Stato centrale e Autonomie.

Un "Piano strategico" per la Pa
L'altro tema al centro della giornata erano invece le proposte del Pd per la pubblica amministrazione, uno dei capitoli chiave per "governare" la spesa pubblica e migliorare l'efficienza del "Sistema Italia". Su questo fronte, l'agenda politica del Pd prevede, in caso di vittoria alle elezioni, un programma di cambiamento strutturale con tempi diversi. Nei primi 100 giorni di governo si punterà innanzitutto a presentare in Paralamento un "Piano strategico" per la riorganizzazione strutturale della Pa, che dovrà viaggiare insieme ad una "lenzuolata" di misure urgenti per la semplificazione delle procedure e l'istituzione di un "Organismo unitario multilivello per la semplificazione", tra Stato, regioni e Autonomie.

Anticorruzione, agire sulla leva delle sanzioni penali
Entro il 2013 poi, il varo di "piani industriali" per le singole amministrazioni, l'estensione delle norme pro-trasparenza nella Pa e un rafforzamento dei piani anticorruzione agendo soprattutto sulla leva delle sanzioni penali su falso in bilancio, auto riciclaggio e tempi di prescrizione. Tra le altre misure correlate, la riforma dei ministeri, il completamento del riordino degli enti previdenziali e la revisione del blocco del turn over nel pubblico impiego. Il programma prevede anche un accordo quadro per il superamento del precariato nella Pubblica amministrazione e la riduzione del numero complessivo dei dirigenti pubblici, ma anche l'assunzione di 1.000 giovani (da finanziare con i risparmi derivanti dell'estensione degli acquisti centralizzati da parte della Consip) per facilitare l'innovazione nei processi.

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