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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 15:06.

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Durante la campagna elettorale e in misura crescente negli ultimi giorni, candidati e opinion leader hanno fatto appello agli elettori chiedendo un voto utile oppure un voto disgiunto. Ma di cosa si tratta esattamente e perché le regole del gioco (norme elettorali) permettono di votare candidati e liste differenti?

Le regole del gioco, vale a dire il sistema elettorale e le norme che disciplinano la competizione, possono modificare, infatti, il contesto favorendo differenti assetti di offerta elettorale e un differente comportamento di voto da parte degli elettori.
A complicare il tutto il fatto che in Italia ad ogni livello (comunali, provinciali, regionali e politiche) corrisponde una legge elettorale con caratteristiche diverse (solo per fare un esempio alcune prevedono un doppio turno ed alcune non permettono il voto disgiunto).

Dal momento che domenica e lunedì si voterà per rinnovare Camera e Senato e in tre regioni (Lombardia, Lazio e Molise) si voterà contemporaneamente per eleggere presidente e consiglio regionale, è meglio analizzare le differenti norme e opportunità di esercitare il proprio voto.

Come funziona la legge elettorale
I sistemi elettorali per le elezioni amministrative hanno in comune con la legge nazionale una base proporzionale con l'assegnazione di un premio di maggioranza alla coalizione vincente.

Nelle elezioni politiche un primo elemento di complicazione è costituito dal fatto che il premio di maggioranza viene assegnato su base nazionale per la Camera e su base regionale per il Senato.

Quest'anno la presenza di una coalizione con un vantaggio abbastanza certo a livello nazionale (Italia Bene Comune guidata da Bersani) ha spostato tutta l'attenzione sulla corsa per il Senato e, in particolare, sulle regioni con un alto numero di seggi in palio e con uno scarto non elevato tra le due coalizioni principali (che secondo i sondaggi diffusi prima del divieto di pubblicazione erano Lombardia, Veneto, Sicilia, Campania e Puglia).

Le soglie di sbarramento
Ulteriore complicazione è costituita dalle differenti soglie di sbarramento tra Camera e Senato per partecipare alla ripartizione dei seggi: al Senato possono partecipare alla distribuzione dei seggi le liste che abbiano ottenuto il 3% dei voti a livello regionale, purché siano collegate ad una coalizione che abbia ottenuto a livello nazionale il 20% dei voti validi. In alternativa le liste (coalizzate e non) devono raggiungere l'8% dei voti sempre su base regionale. Questo spiega, perché fallite le ipotesi di desistenza, le due coalizioni principali stiano chiedendo agli elettori delle terze forze, che non hanno speranza di superare il quorum, di votare per non far vincere lo schieramento ideologicamente più lontano. Anche alcuni elettori della coalizione di Monti (che non a caso si presenta con una lista unica al Senato) potrebbero essere tentati da un voto tattico in regioni in bilico del Senato, ma questa opzione riguarda soprattutto la lista guidata da Ingroia (Rivoluzione Civile) e Giannino (Fare per Fermare il Declino).

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