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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:37.

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Ma l'esperienza del riposo nel nostro tempo è insidiata dalle tentazioni dell'individualismo e della trasgressione: modi di vivere il riposo che mortificano la persona spingendola nella solitudine o la rovinano rendendola schiava di pratiche o addirittura abitudini dannose.
Importanti implicazioni: fragilità, tradizione, giustizia
Il Convegno ecclesiale di Verona del 2006 ha riflettuto sugli ambiti della vita affettiva, del lavoro e della festa, della fragilità umana, della tradizione e della giustizia.
A ben vedere però questi ultimi sono implicati, mantenendo tutta la loro decisiva importanza, nei primi tre che sono quelli fondamentali per descrivere l'esperienza originaria di ogni uomo. Infatti, la fragilità umana in tutte le sue forme naturali (limite, disgrazia, sofferenza, malattia e morte) e morali (peccati personali e strutture di peccato) mette alla prova l'esperienza affettiva, lavorativa e di riposo dell'uomo. Anche l'edificazione della vita buona, fondata nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà (cf. Giovanni XXIII, Pacem in terris 18), chiede l'energico e diretto coinvolgimento di tutte e tre le dimensioni fondamentali affinché la tradizione, intesa come esperienza pratica, sia terreno su cui far fiorire il nuovo lasciando da parte il caduco.
Fragilità, tradizione e giustizia sono, quindi, importanti implicazioni delle tre dimensioni costitutive dell'esperienza comune ad ogni uomo. Sarà molto utile approfondirle con accurato riferimento alla riflessione svolta a Verona e, soprattutto, attraverso un'attenta verifica di come normalmente le viviamo.
4. Gesù cristo evangelo dell'umano
a) Interlocutori di tutti
Non c'è niente e nessuno che possa o debba essere estraneo ai seguaci di Cristo. Tutto e tutti possiamo incontrare, a tutto e a tutti siamo inviati. E questo perché ciascuno di noi, in quanto segnato dalle situazioni della vita comune, è nel mondo. Siamo, ci ha ricordato Papa Francesco, «chiamati a promuovere la cultura dell'incontro» (Rio de Janeiro, 27 luglio 2013).
Non dobbiamo pertanto costruirci dei recinti separati in cui essere cristiani. È Cristo stesso a porre la sua Chiesa ed i figli del Regno nel campo reale delle circostanze comuni a tutti gli uomini e a tutte le donne. Nel rinnovare questo impegno sappiamo di poter contare sull'eredità del ministero del cardinal Martini che ha osato confrontarsi con temi scottanti e con interlocutori credenti e non credenti.
b) Preceduti e attesi da Gesù
Il mondo è quindi il campo in cui è offerto l'incontro con Gesù, è suscitata la libertà di rispondere nella fede, è convocata la fraternità che fa dei molti una cosa sola.

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