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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:37.

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Quando la proposta cristiana ritrova questa semplicità radicale si documenta veramente come l'Evangelo (la buona notizia) dell'umano.
c) Il mondo, dimora degli uomini
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Per questo il Vangelo entra pazientemente nel tempo e nello spazio attraversando tutta la condizione umana fin nelle sue periferie più remote, senza paura di mischiarsi con la zizzania, con quanto è segnato dal male.
Il mondo che Gesù chiama "il campo" chiede di essere pensato come il luogo in cui ogni uomo e ogni donna possono rispondere al loro desiderio di felicità. Sono ben consapevole che nello stesso Vangelo di Giovanni la parola "mondo" è usata anche in senso negativo, come l'ambito dell'estraneità o della vera e propria ostilità a Cristo (cf. Gv 15,18; 17,9). Eppure anche per questo mondo Gesù è morto e risorto.
Il mondo si presenta allora come una realtà dinamica, fatta dalla vita delle persone e dalle loro relazioni, dalle circostanze e dalle situazioni in cui sono immerse. In questo senso, esso è costituito da tutti gli ambiti dell'esistenza quotidiana degli uomini e delle donne: famiglie, quartieri, scuole, università, lavoro in tutte le sue forme, modalità di riposo e di festa, luoghi di sofferenza, di fragilità, di emarginazione, luoghi di condivisione, ambiti di edificazione culturale, economica e politica… In sintesi, il mondo è la "città degli uomini" in tutte le sue manifestazioni.
d) I cardini dell'esistenza quotidiana
Il buon seme è chiamato a diventare grano, a mostrare tutta la sua potenza salvifica rendendoci veramente "figli del Regno". La fede cristiana mostra a tutti gli uomini la sua universale fecondità aprendo la libertà a tutte le dimensioni dell'esistenza. Esse si possono, con buona approssimazione, sintetizzare in tre elementi comuni all'umana esperienza di ogni tempo e di ogni luogo: affetti, lavoro e riposo.
Affetti
Ognuno di noi non si è fatto da sé e non basta a se stesso. Perciò, per parlare in modo adeguato del soggetto, non è sufficiente dire io, ma bisogna dire io-in-relazione. E ogni relazione mobilita gli affetti.
Oggi come sempre gli affetti sono decisivi. Le persone chiedono di essere definitivamente amate per poter amare definitivamente. Infatti l'amore, soprattutto quello tra l'uomo e la donna, è per-sempre e apre alla fecondità. E questo perché gli affetti sono orientati al bene dell'altro. Solo se si ama l'altro per se stesso l'amore affettivo diventa effettivo.
Nelle diverse età della vita i legami d'affetto possono decidere della felicità o dell'infelicità di ogni persona. L'affetto che non raggiunge l'amore oggettivo, ma si riduce all'angustia del puro sentimento, introduce un fattore di fragilità e di provvisorietà in ogni rapporto. L'infelicità degli affetti inaffidabili infesta il campo come la zizzania, anche se non riesce a soffocare il desiderio del bell'amore.

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