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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 15:06.
Diversa la situazione alla Camera, dove il premio nazionale e la soglia di sbarramento più bassa rendono più facile un voto di appartenenza: serve, infatti, il 10% di voti validi a livello nazionale per le coalizioni che abbiano almeno una lista collegata che superi il 2%; 4% di voti validi a livello nazionale per le liste non coalizzate o appartenenti a coalizioni che non abbiano superato la soglia del 10%; 2% di voti validi per le liste collegate ad una coalizione che abbia superato la soglia del 10%, con un recupero del primo partito sotto-soglia.
La differenza nelle soglie di sbarramento tra Camera e Senato permette di dare un voto tattico per evitare di votare una lista che si sa già in partenza non avrà possibilità di eleggere parlamentari. Se molti elettori decidessero di adottare questo comportamento (voto utile) potrebbero spostare gli equilibri nelle regioni che sono considerate in bilico per via di un basso distacco tra gli schieramenti che si contendono la prima posizione (e quindi il premio di maggioranza).
Voto disgiunto
In particolare bisognerà prestare particolare attenzione a cosa accadrà in Lombardia dove il testa a testa tra centro destra e centro sinistra potrebbe portare ad un comportamento differente al Senato da parte di elettori delle liste e delle coalizioni "minori" oltre ad un voto disgiunto nelle elezioni regionali. In queste ultime è possibile dare, al contrario delle elezioni politiche, un duplice voto. L'elettore, infatti, può scegliere di votare su una scheda unica:
-un partito e il candidato presidente ad esso collegato (se l'elettore mette la croce unicamente sul partito il suo voto si trasferisce anche al candidato a presidente collegato)
-un solo candidato a presidente (in questo caso non viene attribuito alcun voto al partito)
-un partito e un candidato a presidente ad esso non collegato, il cosiddetto voto disgiunto.
Queste diverse alternative portano a due risultati distinti: quello dei partiti (o quota proporzionale) e quello dei candidati a presidente (quota maggioritaria). Il meccanismo del voto disgiunto permette ad elettori di partiti e di candidati che non hanno possibilità di vincere di contribuire alla vittoria o alla sconfitta di uno dei due principali contendenti (riproducendo il meccanismo del voto del secondo turno che solitamente viene espresso contro un candidato piuttosto che a favore). Il voto disgiunto può essere anche utilizzato per esprimere dissenso rispetto al candidato prescelto dalla propria coalizione.
In Lombardia Umberto Ambrosoli ha già ricevuto dichiarazioni di voto disgiunto da parte di esponenti e candidati delle Lista Civica Monti che formalmente sostiene Gabriele Albertini (che però ha possibilità di vittoria finale). Allo stesso modo può puntare su elettori di Cinque Stelle e di Fare per Fermare il Declino che potrebbero decidere di sostenere allo stesso tempo la loro lista e il candidato del centro sinistra. Più difficile per Roberto Maroni il meccanismo del voto disgiunto anche se sembra avere un maggiore bacino tra gli elettori indecisi che stanno valutando la possibilità di astenersi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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