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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:37.

L'insegnamento di Gesù è ricchissimo. Qui possiamo sottolinearne solo qualche elemento.
c) All'origine c'è il buon seme
Il punto di partenza è chiaro, inequivocabile: «Un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo» (Mt 13,24). Prima di tutto c'è l'iniziativa buona di un Altro. Non possiamo mai dimenticare quest'origine buona che ci precede aprendoci la strada. Ad essa occorre riferirsi senza stancarsi. Il mondo è il "campo di Dio", il luogo in cui Dio si manifesta gratuitamente agli uomini. Occorre, come ha ricordato Papa Francesco, nella Basilica di Nostra Signora di Aparecida lo scorso 24 luglio, «lasciarsi sorprendere da Dio». Per questo il "mondo" ha una dimensione irriducibilmente positiva: è il frutto della grazia del suo amore. Nemmeno la pur grave ferita del peccato, il cui peso è davanti agli occhi di tutti e non va sottovalutato, riesce ad intaccare in maniera irreversibile tale bontà.
Inoltre, la bontà del "campo" si vede dal fatto che la zizzania non è in grado di bloccare la crescita del buon seme. L'amore di Dio ci precede sempre e non può essere vinto da nessun male!
d) La libertà è decisiva
«Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo» (Mt 13,37), cioè Gesù. Egli ama la nostra libertà e la pro-voca chiamandola a decidersi per Lui. Di fronte a Lui nessuno può evitare una scelta – aprirsi o chiudersi –, rivelando così la propria giustizia o la propria iniquità. Ma attenzione, questa mescolanza di apertura e chiusura è presente nel cuore di ciascuno di noi: grano e zizzania crescono insieme! In ogni uomo e in ogni situazione bene e male sono mischiati: occorre sempre vigilare. Il buon seme donato gratuitamente da Gesù a ciascuno di noi domanda il coinvolgimento esplicito della nostra libertà per diventare grano. Il Signore, infatti, attrae e non sottomette, esalta la libertà e la coinvolge per farla maturare. Egli non semina con inganno, come il nemico, mentre tutti dormono (cf. Mt 13,25).
e) Il fattore tempo
La risposta personale della libertà che permette al buon seme di diventare grano maturo ha bisogno di tempo. Il tempo della vita di ogni uomo trascorre dalla semina alla mietitura: nel corso della loro esistenza gli uomini possono diventare «figli del Regno» o «figli del Maligno» (Mt 13,38). E tuttavia il tempo è del Signore del campo, non nostro. In questo senso il giudizio sulla libertà degli uomini non tocca a noi, ma al Padre che guida la storia del mondo fino all'avvento definitivo del suo Regno. Questo non significa che noi non siamo in grado di distinguere il grano dalla zizzania. Lo siamo, ma non tocca a noi giudicare in modo definitivo, condannare senza appello, perché il cammino della vita si compie solo alla fine e la libertà può sempre ravvedersi. La misericordia di Dio è paziente e non smette mai di sollecitare la risposta dell'uomo.

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