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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:37.

Lavoro
Oggi la situazione del lavoro è talmente drammatica da scoraggiare ogni discorso che non parta dalla denuncia e dalla protesta. E l'allarme è pienamente motivato. La giustizia ci impone di cercare indomabilmente scelte politiche ed interventi legislativi tesi a favorire una ripresa economica che offra prospettive occupazionali a tutti, speranza ai giovani, serenità alle famiglie, assistenza ai più deboli. Sappiamo bene quanto sia insufficiente e, alla lunga, frustrante protestare per una situazione iniqua senza intravvedere la strada per uscirne.
La fame di lavoro può anche indurre a censurare altri aspetti, quali, per esempio, il rischio che si instaurino forme di precarietà e di sfruttamento ingiustificate, che si trascurino attenzioni per la sicurezza, che si evitino domande sulla qualità etica di ciò che si produce, che ci siano poteri incontrollati – come spesso avviene con la finanza –, che possono decretare il benessere o la povertà, fino alla miseria, di molti senza rendere conto a nessuno.
Il lavoro è un bene ed è un bene comune, fattore decisivo per il benessere non solo economico della nostra società. Non dimentichiamo, però, che si tratta sempre di lavoro dell'uomo, un contesto in cui le persone si incontrano, talora si scontrano, collaborano, talora si ostacolano, producono beni, talora anche danni e problemi. Il primato dell'uomo, soggetto del lavoro, va continuamente affermato e difeso soprattutto nel contesto di globalizzazione in cui siamo inseriti.
Il lavoro è fattore essenziale, non accessorio, per la dignità dell'uomo e la piena realizzazione della sua personalità.
Riposo
Quello al riposo è un diritto-dovere codificato fin dall'antichità. È una delle Dieci parole, è tra i primi comandamenti che Dio dà all'uomo: «Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno… tu non farai alcun lavoro. … Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno» (Es 20,9-11). E lo Statuto dei lavoratori, in tutte le società avanzate, sancisce il diritto al riposo.
Il riposo è il fattore di equilibrio tra gli affetti e il lavoro: in che senso? Oggi è davvero così? Nelle società del cosiddetto primo mondo, in cui viviamo, si ha spesso l'impressione che il moltiplicarsi delle opportunità di divertimento invece che "ricaricare" l'io finisca con l'esaurirlo… E
viene da chiedersi: è sufficiente ridurre i tempi del lavoro ed ampliare quelli del riposo perché ci sia una vera ri-creazione dell'io? In altri termini: tempo libero è sinonimo di tempo non occupato dal lavoro o di tempo della libertà?
Il ritmo della vita ha bisogno di riposo per il benessere fisico, per la serenità dell'animo, per l'equilibrio della persona e delle relazioni. L'esperienza umana ha riconosciuto il tempo del riposo come tempo dei desideri, possibilità di dedicarsi a tutto quello che è piacevole, che gratifica il corpo e la mente, che esprime gli affetti, che coltiva gli interessi, che allarga gli orizzonti.

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