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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 14:46.
Punta a essere il secondo, non il terzo classificato, Alberto Musy, candidato del Polo della Nazione a Torino, un passato nel partito liberale e, dopo Mani Pulite, l'esperienza con Società civile (di Nando Dalla chiesa). Studi a cavallo tra Italia e Stati Uniti, poi l'insegnamento a Montreal, Milano, New York, Tel Aviv, alla fine ha scelto la sua città, Torino, dove lavora come avvocato, oltre a insegnare diritto all'Università del Piemonte Orientale.
Casini, Fini e Rutelli lo hanno scelto come candidato, in lui vedono raccolto il patrimonio di Francesco Profumo (il rettore del Politecnico) attorno al quale si era sviluppato nei mesi scorsi un lavoro di ricerca per la Torino del futuro con esponenti del mondo della cultura, del terzo settore, imprenditori, studenti e politici. Il Pd al rettore aveva chiesto di candidarsi, ma Profumo, dopo una lunga riflessione, aveva rifiutato. Musy si è detto dispiaciuto di quella scelta, e ora punta a recuperare le istanze che da quei ragionamenti erano emerse.
Oltre all'appoggio di Api, Udc e Fli conta sul sostegno di una fetta della società civile, al di là delle appartenenze politiche. 'Radici torinesi, respiro internazionale' è il suo motto. Il programma si concentra in '7 sì': al lavoro, industria e nuove tecnologie; a nuove infrastrutture per la viabilità; al sostegno alle famiglie, ai bambini, agli anziani, ai disabili; alla sicurezza, alla legalità e alla lotta all'immigrazione irregolare; alla lotta all'inquinamento e a un'edilizia più sostenibile; alla cultura, al merito e alla competenza; a una Torino con meno debito.
Su Alberto Musy Rutelli, Casini e Fini puntano parecchio tanto da indicare l'esperienza sotto la Mole come «primo campo di prova del cammino unitario del Nuovo Polo per l'Italia». Lui parla della sua città come la «nuova locomotiva italiana» nella «sfida che pone il mondo globalizzato». Vicino all'universo cattolico, ha invitato i torinesi ad apprezzare le parole di monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo della diocesi, per aver messo sulla questione profughi «la Chiesa torinese in prima linea al fianco delle istituzioni».
Quanto al rapporto con i suoi competitor, il democratico Piero Fassino e il candidato di Pdl e Lega Michele Coppola, Musy li ha entrambi invitati a un confronto in un'assemblea pubblica.
Sulla questione Fiat ha sollecitato la Cgil a «rimeditare la sua posizione» e l'azienda a «confermare gli investimenti e i livelli occupazionali e retributivi» in modo da «attrarre su Torino produzioni di qualità, le uniche che danno margini di guadagno tali da permettere di ripartire i benefici economici anche sul premio di produzione degli operai». E si è detto favorevole ai patti di tregua per l'ex Bertone, «ma solo se aumentano i salari».
Ai lavoratori della Thyssen, che hanno rivolto agli aspiranti sindaco del capoluogo piemontese una lettera chiedendo un confronto, ha garantito che «occupazione e sicurezza sul posto di lavoro» sono le priorità del suo programma elettorale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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