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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 07:32.

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Il sindaco di Varese, Attilio Fontana (Ansa)Il sindaco di Varese, Attilio Fontana (Ansa)

Al mattino era arrivato all'Assemblea generale di Unindustria Varese mettendo le mani avanti: «Male che vada, per cinque ore sono ancora sindaco». E poche ore dopo, confermato al suo secondo mandato di primo cittadino a Varese, Attilio Fontana scherza, «sono l'ultimo dei mohicani», commenta con i suoi sostenitori. Insomma, non è qui la festa. Perché se il fortino padano di Varese ancora tiene, nella provincia di casa del Senatur il Sole delle Alpi sembra offuscato.

I tempi supplementari di queste elezioni amministrative concedono infatti giusto il punto della bandiera di Varese, con una vittoria del sindaco uscente Attilio Fontana che guadagna il 53,9% delle preferenze - ma rispetto a 2 domeniche fa perde qualche voto, mentre la concorrente Luisa Oprandi incassa 4mila voti in più - e il vento del Nord spinge anche Gallarate e Malnate, gli altri due comuni qui al ballottaggio, nelle braccia del centrosinistra. Una débacle, che l'assessore regionale alle infrastrutture Raffaele Cattaneo, fedelissimo del governatore Formigoni, sintetizza con queste parole: «Gli elettori ci hanno dato un segnale forte, la linea politica della campagna elettorale non ha pagato e con questo voto i cittadini ci hanno redarguito».

Nelle piazze di Gallarate invece la vittoria del centrosinistra con Edoardo Guenzani si festeggia sulle note di "Bella ciao" e dell'inno di Mameli. L'ingegnere che al primo turno aveva battuto Giovanna Bianchi, candidata della Lega fortemente sponsorizzata dal Senatùr e dai colonnelli del Carroccio, incassa 2mila preferenze in più rispetto al sindaco pidiellino uscente, Massimo Bossi, vincitore al primo turno. E già si sollevano le polemiche sui possibili voti leghisti "evaporati" – sono 4mila i votanti in meno al ballottaggio - con le parole di Bossi che accusa «la Lega ha grandi responsabilità».

Insinuazione, questa, che trova conferma nelle parole del segretario provinciale della Lega Nord a Varese, Stefano Candiani: «se chi ti ha buttato fuori alla fine vince, anche la tua sconfitta è più onorevole – commenta a caldo il risultato di Gallarate – e poi non abbiamo perso noi, ma qualcun'altro». Il "laboratorio" Gallarate però – la corsa in solitaria di un candidato padano – e replicato in molti dei 33 comuni al voto del Varesotto, non è riuscito a contrastare il trend negativo del centrodestra. «La corsa in solitaria ha pagato in termini identitari – ribatte Candiani – era un'operazione fondamentale per smarcarsi dal crollo verticale del Pdl che rischia di trascinarci. E domani ci sarà uno tsunami epocale, salta tutto il Pdl provinciale».

Cattaneo respinge decisamente questa lettura: «A Varese, e dove la coalizione è stata insieme, il centrodestra ha vinto. A Malnate, dove la Lega correva da sola, ha perso. C'è un modello vincente, quello di Formigoni, che è il modello del buon governo e della politica del fare». Resa dei conti in vista dunque? «Sarebbe il gesto più autolesionista che il centrodestra può pensare di fare – chiude secco Cattaneo - occorre una sana riflessione autocritica e pensare a quello che può riportare il consenso al centrodestra. Tornare presto alla politica del fare».

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