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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 14:46.
Un po' Clint Eastwood, un po' il bolide Ford degli anni Settanta. Piero Fassino ha scelto Gran Torino come logo della sua campagna elettorale, per indicare il senso di un viaggio verso una città libera e democratica, nuova e rinnovata. Per risvegliare l'orgoglio dei torinesi per la loro città, perché «tutto quello che accade qui è qualcosa che investe sempre l'intero paese».
Complicato succedere a Sergio Chiamparino
Il rettore del Politecnico Francesco Profumo ha gettato la spugna in extremis (era la fine di novembre): troppo alta la connotazione politica della sfida. E il due volte ministro (del Commercio estero nel governo D'Alema e di Grazia e Giustizia con Giuliano Amato), per sette anni segretario dei Ds, si è detto «pronto a dare un contributo» per la sua città mai dimenticata (a Torino ha mantenuto casa e anche da Roma non l'ha mai persa d'occhio). Di non avere paura delle sfide Fassino l'ha dimostrato anche quando ha sciolto i Ds dentro il Pd, nonostante timori e qualche malumore dalla base.
Non ce l'ha fatta a impensierirlo Davide Gariglio, il principale sfidante alle primarie, consigliere regionale del Pd, ex margheritino, con al suo attivo diversi incarichi di responsabilità nelle municipalizzate della città, già presidente del consiglio regionale con Mercedes Bresso. Fassino ha vinto con il 55% delle preferenze. Il sostegno di Sergio Chiamparino è una dote importante per l'ultimo segretario Ds e, almeno a giudicare dal risultato delle premarie, la chiara connotazione politica che Fassino imprime alle amministrative non sembra affatto dispiacere ai democratici e nemmeno al centrosinistra.
Nei suoi progetti Torino è la città «nella quale ciascuno deve poter vedere realizzate le proprie aspirazioni di vita e di crescita, già a partire da questo 2011», una città nella quale «tutti siano protagonisti e nessuno resti indietro o si senta solo». Torino deve tornare cioè a essere una capitale «in tutti i settori della nostra vita». Innovazione, sviluppo, lavoro, cultura, istruzione, politiche per l'ambiente e di welfare sono le parole chiave del suo programma.
Oltre al Pd lo sostengono il movimento dei Moderati torinesi (guidato da Giacomo Portas) che ha già appoggiato le giunte Chiamparino, Idv e Sel. Attento all'anima cattolica dei democratici Fassino ha ricordato di essere «credente» raccontando i suoi studi dai Gesuiti, dai quali ha appreso «un insegnamento non dogmatico e aperto alla critica».
Obiettivo dichiarato dell'aspirante sindaco: completare il lavoro fatto da Valentino Castellani prima e Sergio Chiamparino poi per «trasformare il simbolo della crisi in opportunità di cambiamento, riconvertendo la città-fabbrica nella Torino multivocazionale di oggi».
Fassino si è detto pronto «a fare tutto il necessario perché la Fiat abbia delle convenienze a fare qui quello che potrebbe fare altrove».
Quanto alla trattativa per la ex Bertone tra Fiat e sindacati sollecita il governo a convocare le parti e a mettere «in campo tutte le armi utili ad arrivare ad un accordo». Poi rinnova il suo appello sia alla dirigenza sia alle organizzazioni sindacali «perché nessuno si arrocchi in impuntature di principio e prevalga nei comportamenti e nelle decisioni di ognuno la priorità di ridare il lavoro a chi oggi non ce l'ha».
Agli operai della ThyssenKrupp che hanno scritto una lettera ai candidati ha proposto un incontro per discutere di lavoro e sicurezza.
Per dare il via alla campagna elettorale è arrivato sotto la Mole Gianni Minoli (torinese di nascita) che ha condotto una lunga intervista all'ultimo segretario Ds al teatro Carignano. In quell'occasione Fassino ha promesso che non sarà un sindaco «quieto»: «Ho l'ambizione di continuare a cambiare Torino e per farlo bisogna rischiare». «Alla tranquillità della conservazione - ha detto citando Luciano Lama - l'uomo intelligente deve sempre preferire il coraggio dell'innovazione».
Ovviamento nemmeno nel candidato c'è nulla di quieto. Zeppe di impegni le sue giornate tra incontri con ammalati, disabili, lavoratori, imprenditori e giovani studenti, Fassino trova anche lo spazio per una promessa ai bambini: «Se sarò eletto Torino sarà la prima grande città ad avere il garante dei diritti dei minori».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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