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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 22:43.

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BOLOGNA - «Se Bersani è qui significa che a Milano hanno già perso e che a Bologna si andrà al ballottaggio». «Dite a Calderoli che sono stato quattro volte a Milano e che saranno loro a perdere sia là sia a Bologna».
Botta e risposta tra il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli e il segretario del Pd Pierluigi Bersani, entrambi sotto le Due Torri per tirare la volata ai propri candidati – Manes Bernardini e Virginio Merola - nell'ultimo giorno di campagna elettorale per le comunali. In città anche Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini, ufficialmente per la presentazione di un libro.

Calderoli in appoggio a Manes Bernardini rilancia sulla non bolognesità di Merola
«Se fossi un bolognese diffiderei di una persona a cui non piacciono i tortellini», dice il ministro in riferimento alle gaffes di Merola a proposito del Bologna Calcio (spero che il Bologna vada in A e il Bologna ha vinto uno scudetto aveva detto il candidato del Pd in due diversi confronti elettorali). «Quando ho sentito Tremonti dire che pensava di essere a Napoli dopo aver letto il cognome del candidato del Pd, pensavo schezasse. Poi visto che non scherzava (Merola è nato a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, ma vive a Bologna da quando aveva 5 anni, ndr) ho pensato beh, allora vuol dire che non hanno buoni prodotti locali a cui attingere. Poi però ho visto che non era nemmeno un volto nuovo della politica, ma uno legato alla giunta Cofferati e non ci potevo credere», ha continuato Calderoli tra gli applausi di una platea di meno di un centinaio di sostenitori riuniti in un hotel a 4 stelle vicino alla tangenziale cittadina. «Siamo determinati a vincere», rincara la dose Bernardini, «Non potevamo credere a Bersani in Piazza, avrebbero fatto meglio ad andare a Lourdes», sprona i suoi il giovane avvocato bolognese.

Bersani: «Vinceremo al primo turno»
Intanto sul Crescentone di Piazza Maggiore arriva Merola assieme al segretario del Pd. «È stata una bella campagna», esordisce Bersani. «Non credo si arriverà al ballottaggio, ma se ci dovessimo arrivare lo vinceremo», ha poi aggiunto il leader del Pd. «Gli estremisti sono altrove non tra noi», ha poi replicato Bersani a Calderoli che qualche minuto prima aveva accusato la sinistra di essere «sporca e cattiva dentro». A parlare a una piazza quasi piena è poi Merola: «Essere all'altezza di questa città è il nostro compito collettivo, vinciamo e andiamo in direzione contraria a questa destra populista e autoritaria incapace di governare per il bene dell'Italia e tenere uniti gli italiani». Non manca una stoccata ai grillini: «Non basta più indignarsi, essere contro. Lo dico soprattutto ai giovani del movimento 5 stelle, chi non si unisce agli altri contro questa destra autoritaria e razzista fa lo sbaglio dell'avaro che pensa di risolvere i problemi da solo, mentre la buona politica è risolvere i problemi insieme agli altri».

Niente doppia piazza
Candidati separati in casa ma uniti da un particolare: Manes Bernardini ha scelto il Pilastro, un quartiere alla prima periferia di Bologna per concludere la sua campagna, esattamente il luogo da cui era partito Virginio Merola con la sua. Il candidato della Lega Nord e del Pdl ha infatti rinunciato a chiudere la campagna nel salotto della città, Piazza Maggiore, perché non sapeva a che ora sarebbe arrivato il ministro.

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