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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 17:17.
Lo inserisce tra «i traguardi possibili» raccolti nel suo programma. Ma non sarà di sicuro semplice ricostruire a Napoli «un clima di fiducia tra cittadini e amministrazione». Lui, però, Mario Morcone, 58 anni, alle emergenze di una grande città è già avvezzo visto i suoi trascorsi da commissario straordinario di Roma nel febbraio 2008 dopo le dimissioni di Walter Veltroni. La determinazione non sembra fargli difetto. «A testa bassa - ha raccontato qualche giorno fa a Lucia Annunziata aprendo la sua campagna elettorale - so caricare come un ariete e supero gli ostacoli più difficili».
Dal Kosovo all'emergenza immigrazione
Alle spalle Morcone ha un lungo curriculum. Capo segreteria della presidenza di Palazzo Chigi e successivamente alla guida delle segreterie di vari ministeri (dal Mezzogiorno all'Interno). Poi, dal 1993, prefetto di prima classe a Rieti e Arezzo e l'esperienza oltre confine. Nel settembre 1999 Morcone arriva in Kosovo dove è nominato "deputy per la civil administration" e, nel dicembre dello stesso anno, a Mitrovica come amministratore Onu della regione al confine tra Serbia e Kosovo. Quindi il ritorno al ministero dell'Interno alle prese con l'emergenza immigrazione e, più di recente, a capo dell'agenzia per i beni confiscati alla mafia.
Il caos delle primarie del centro-sinistra
Ora, però, lo attende la sfida più difficile perché, sulla strada che conduce a Palazzo San Giacomo, Morcone dovrà prima di tutto riconquistare il popolo del centro-sinistra. Scottato a Napoli dalle primarie di coalizione che avevano celebrato la vittoria del bassoliniano Andrea Cozzolino e che sono state poi affossate da accuse di brogli e dal passo indietro del vincitore. Per settimane il Pd ha annaspato stretto tra la richiesta di trasparenza arrivata dalla base e la necessità di trovare in fretta un candidato. Poi, dopo il no di Raffaele Cantone, il magistrato simbolo della lotta alla camorra, i democratici hanno puntato su Morcone sperando di cancellare la brutta parentesi delle primarie.
Le colpe della sinistra nella gestione dei rifiuti
E forse il prefetto ha ancora in mente i cartelli con la scritta «vergogna» sventolati nel giorno del suo battesimo ufficiale, insieme all'ex premier Massimo D'Alema, nella sala Dione della Stazione Marittima: vergogna per come sono andate le primarie e per come il centro-sinistra ha governato la città. Morcone sa bene che la memoria dei napoletani è lunga e che non sarà semplice far dimenticare i cumuli di immondizia che hanno invaso il capoluogo campano. Per questo sui rifiuti è stato chiarissimo da subito. «Napoli deve levarsi gli schiaffi da faccia. Però bisogna uscire da un'ipocrisia: il Comune avrà sicuramente le sue carenze ma cosa hanno fatto negli ultimi anni Provincia e Regione che hanno la responsabilità diretta dello smaltimento?».
Il prefetto scommette sulla differenziata
Lui, dal canto suo, scommette sulla differenziata. «I cittadini sono pronti, sarà la nostra sfida. Non sarà l'Asia (l'azienda che si occupa della raccolta rifiuti nel capoluogo campano, ndr) a dover rincorrere i napoletani, ma il contrario. A Napoli Est l'inceneritore non serve». Ripete a ogni pie' sospinto che il suo programma non è un libro dei sogni ma raccoglie «traguardi possibili». Come questo. «Il nostro obiettivo è far tornare Napoli la città dove si sente l'odore del mare e non della spazzatura e dello smog». Se non è un sogno, però, poco ci manca.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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