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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 15:19.

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Letizia Moratti: «Milano sarà laboratorio fiscale»Letizia Moratti: «Milano sarà laboratorio fiscale»

«Milano ora fa concorrenza a Dublino. Con il recepimento della direttiva europea per l'adozione del miglior regime fiscale le imprese finanziarie straniere che scelgono di aprire da noi hanno la tassazione irlandese, la più bassa di tutte. Su questo abbiamo lavorato con il ministro Tremonti e con il presidente di Assogestioni, Domenico Siniscalco». Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, sottolinea come non ci siano soltanto gli effetti a breve termine sul mercato del risparmio gestito: «Vedremo già a settembre che cosa capiterà. Avrà un impatto di più lungo periodo, invece, la decisione di Tremonti di applicare il miglior regime di tassazione per tutti i nuovi investimenti stranieri. C'è un iter di legge da rispettare».

Sindaco Moratti, tutto questo vale dal lato dell'attrattività di Milano. Invece, con il patto di stabilità interno, quanto si è ristretto il perimetro d'azione del Comune?
La capacità di spesa di Palazzo Marino si è ridotta, in questi miei cinque anni, di 783 milioni di euro. Abbiamo ristrutturato la spesa. L'anno scorso gli assessorati hanno subito tagli per 20 milioni di euro. Dal 2006 al 2010 il valore delle consulenze è calato da 23 milioni a 3 milioni. Abbiamo riorganizzato gli uffici conferendo proprietà per 80 milioni di euro ai due fondi immobiliari comunali. Dal lato delle entrate, ora è in programma la quotazione di Sea. Pur mantenendo il controllo pubblico al 51%, quest'anno abbiamo messo a bilancio 50 milioni di euro di dividendi ordinari più 110 milioni di dividendi straordinari post-quotazione.

Per quanto riguarda la mini-politica economica del Comune, che cosa pensate di fare sul fronte del sostegno delle imprese?
Non ci sarà alcun incremento dell'Imu, che sarà rimodulata al ribasso per gli artigiani e i commercianti attivi in periferia. Lo stesso per le imprese a buon contenuto tecnologico o fondate da giovani. Inoltre, continueremo a non porre alcuna addizionale sull'Irpef.

Restando alla vostra mini-politica industriale, negli incubatori partecipati dal Comune operano imprese che hanno attirato investimenti privati per 20 milioni di euro e che sviluppano un fatturato aggregato di 83 milioni di euro. Sono cifre ancora basse.
Sono somme basse perché, colmando un deficit di sistema, come Comune abbiamo finanziato distretti che nell'Ict, nel biotech, nell'agroalimentare, nell'energia e nella moda ospitano start-up e operazioni di seed capital, la fase nascente delle aziende in cui i privati tendono a mettere pochi soldi. Il nostro modello è Israele, anche se là a intervenire è lo Stato. Il regime fiscale all'irlandese può servire ad attirare venture capitalist stranieri. Abbiamo appena completato lo studio di fattibilità per il distretto del design. Un settore che vale il 4,5% del nostro Pil.

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