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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 06:41.
La tendenza è pressocchè univoca: la fiducia verso Silvio Berlusconi e il suo governo è in calo. Ma c'è anche un'altra conferma: l'opposizione non avanza. Almeno non abbastanza da far pensare ad un'inversione di tendenza tant'è che a detenere il primato della maggioranza relativa (oltre il 40%) è il partito degli indecisi/astenuti.
Anche l'ascesa della Lega e di Sel si è fermata, anzi si registrano sia per Bossi che per Vendola lievi flessioni. I due poli, centro-destra e centro-sinistra sono in sostanza alla pari e se si votasse oggi, a decidere chi governerà sarà il terzo polo di Fini e Casini, che, come dice il leader dell'Udc, tutti gli istituti di sondaggio, anche quelli «più pessimisti» danno attorno al 13-14% e quindi capace di condizionare la maggioranza al Senato.
«Registriamo un calo sensibile sia per il premier che per il governo ma resta molto alta, attorno al 40% la soglia degli incerti, segno che l'opposizione non è avvertita come un'alternativa credibile», spiega Luca Comodo, responsabile del dipartimento politico di Ipsos che sta concentrando l'attenzione soprattutto sulla Lega, per la quale le ultime rilevazioni confermano un calo (circa un punto), sia pure contenuto, dei consensi.
Lo conferma anche il sondaggio di Ipr marketing, pubblicato ieri da Repubblica, dal quale emerge una flessione significativa di fiducia per il premier (oggi ferma al 31%) e il suo governo ma anche un calo nelle intenzioni di voto per il Pdl, che passa dal 29 al 28% e per la Lega che scende di uno 0,5% fermandosi all'11%. Dati analoghi a quelli di Emg, che nel sondaggio comunicato ieri dal TgLa7 assegna al partito di Berlusconi un 28,6 rispetto al 29,1 della precedente rilevazione e accredita la Lega al 10,9 (-0,2). C'è chi attribuisce questa performance poco entusiasmante del Carroccio alla gestione della vicenda degli immigrati, come si evince dalla caduta di fiducia di Roberto Maroni, che ha dovuto fronteggiarla da ministro dell'Interno. Ma forse la Lega paga anche l'appannamento della sua immagine, visto che la battaglia sul federalismo è stata sostituita dalla crociata sulla riforma della giustizia, il processo breve e ora anche le intercettazioni, temi cari a Berlusconi ma assai meno al Carroccio e al suo elettorato.
Non a caso anche la decisione di scendere in campo a Milano, facendo del voto sulla capitale del Nord una sorta di referendum pro o contro il governo, non è piaciuta alla Lega che teme le conseguenze dell'eventuale insuccesso. Ipotesi al momento ritenuta assai remota da Euromedia research, l'istituto guidato da Alessandra Ghisleri che vede il sindaco uscente, Letizia Moratti, di poco sotto il 50% (il rischio di ballottaggio al momento viene quotato al 20%).
Anche per l'opposizione c'è convergenza nei dati: la crescita nel centro-sinistra c'è ma assai limitata (in sostanza la lieve flessione di Sel viene recuperata dal Pd che per Emg è al 26,2 e per Ipr al 27%). Le due coalizioni sono date alla pari, attorno al 42%, lo scarto di uno 0,5% a favore dell'una o dell'altra rientra infatti nell'errore statistico.
«Quello che viene fuori inconfutabilmente è che gli italiani non si fidano della politica perché il centro-destra e il premier perdono consensi e l'opposizione non li guadagna», è la conclusione di Renato Mannheimer (Ispo). Ecco perché a poter vantare finora il maggior numero di fan è il partito degli indecisi.
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