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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 12:01.
Meglio soli che con il Pdl. In vista delle elezioni amministrative, a inizio marzo dai vertici del partito è arrivata l'indicazione per i militanti della Lega Nord di correre per quanto possibili da soli, eccetto nei grandi centri e per le provinciali. Alleanze con il Pdl sarebbero state possibili solo con deroga da parte della segreteria nazionale.
Oggi che al voto mancano undici giorni, la situazione è ormai definita. Nei 72 comuni con più di 5mila abitanti che vanno al rinnovo, la Lega presenterà un suo candidato sindaco in 46. Tra questi, 22 saranno supportati da una lista "solo Lega". Nel complesso, su 238 amministrazioni al rinnovo in Lombardia, la Lega presenterà 70 candidati sindaco e in 49 casi saranno legati a una lista "solo Lega".
Questo è il risultato di analisi e scelte fatte sul territorio con l'obiettivo di ottenere il massimo risultato possibile. Più di una sezione locale, comunque, ha scelto di correre da sola anche se, guardando al successo finale, sarebbe stato molto meglio allearsi con il Pdl. Questo perché ha prevalso proprio la necessità di smarcarsi dal partito guidato da Berlusconi, anche se nella scelta hanno influito più fattori locali che nazionali. «La nostra – afferma Fabrizio Cecchetti, candidato sindaco a Rho – è stata una scelta di coerenza e trasparenza. Dopo i problemi che ci sono stati con il Pdl nell'ultimo anno e mezzo (con cui la Lega era alla maggioranza ndr) sarebbe stata una presa in giro per i cittadini ripresentarci con persone che in questi anni non hanno fatto l'interesse della città».
A Rho, comune di 50mila abitanti, la Lega alle amministrative del 2007 ha portato a casa il 13,79%, alle regionali dell'anno scorso il 21,25 con il Pdl a 31,06 e il Pd a 28,15 per cento. «Abbiamo ottime possibilità di andare al ballottaggio con il centro sinistra – prosegue Cecchetti –. In ogni caso, se ci arriveremo o no, non stringeremo alcun accordo con il Pdl. Siamo una valida alternativa per chi dice che non cambia mai niente. Questa volta nel centro destra si potranno scegliere due soluzioni alternative e differenti».
Addio alla preesistente coalizione con il Pdl anche a Cassano d'Adda, centro di 16mila abitanti, in cui la giunta è caduta anzitempo. «Già a fine 2010 – dichiara il leghista Fabio Colombo, in lizza per la carica di primo cittadino – avevamo detto che non avremmo appoggiato di nuovo il sindaco uscente. In cinque anni di amministrazione difficile non siamo riusciti a incidere. In passato abbiamo dovuto edulcorare il nostro programma. Oggi siamo molto più incisivi su temi quali sicurezza, consumo del territorio, vantaggi per chi è residente da anni in comune». Possibilità di vincere? Poche. «Sarà difficile andare al ballottaggio – afferma Colombo – ma i segnali che arrivano sono incoraggianti».
«Ai banchetti – rincara Stefano Dornetti, candidato leghista a San Giuliano Milanese – mi danno del Pdl. Ma noi siamo talmente lontani dai loro valori che la differenziazione è assolutamente necessaria». Da qui la scelta di correre da soli per cercare di subentrare al Pd alla guida della città di 31mila abitanti. Gli effetti delle scelte e dei contrasti con il Pdl a livello nazionale potrebbero pesare sul voto: «Qui abbiamo molti immigrati irregolari – prosegue Dornetti – ma se a livello nazionale il governo non è in grado di garantire la sicurezza, ciò influisce negativamente sulla credibilità locale».
Nelle città in cui la Lega ha scelto di correre da sola, lo ha fatto anche con la consapevolezza di una gara tutta in salita. Ma 70 candidati su 238 sono un numero corrispondente alle attese della vigilia? I comuni sotto i cinquemila abitanti non sono significativi a livello di dati, fanno sapere dalla sede nazionale di Via Bellerio a Milano, in quanto molto spesso non viene utilizzato il logo del partito ma si ricorre a liste civiche dove sono presenti, in numero più o meno significativo, le camicie verdi. «Siamo soddisfatti del quadro che si è definito – commenta l'onorevole Marco Reguzzoni, vicesegretario nazionale – Siamo una realtà federalista e le decisioni prese tengono conto delle situazioni locali. Sono convinto che avremo più sindaci e amministratori locali di quelli uscenti e questo è quello che conta nel lungo periodo». Una lettura simile viene fatta dall'altro vicesegretario nazionale, l'eurodeputato Matteo Salvini: «Oggi abbiamo 200 sindaci e tremila tra consiglieri e amministratori in Lombardia. Dopo il voto ne avremo alcune centinaia in più».
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