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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 06:38.

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Le Olimpiadi invernali del 2006 sono un ricordo, hanno lasciato una città profondamente cambiata e qualche problema gestionale, ma rappresentano ancora un tema di attualità per chi guarda i conti. Il debito del Comune, che fa di Torino il capoluogo con il «rosso» più grande d'Italia in proporzione agli abitanti, ha continuato a crescere, e secondo le tabelle dei revisori dei conti arriverà a 3,59 miliardi nel 2011 per toccare il picco a 3,7 miliardi fra due anni.

«Questa dinamica – spiega Gianguido Passoni, che ha tenuto i conti nella seconda giunta di Sergio Chiamparino al posto di Paolo Peveraro, andato in Regione con Mercedes Bresso – è figlia soprattutto dell'onda lunga degli impegni precedenti, perché le opere si consolidano negli anni e non possono essere fermate. Nel preventivo 2011 abbiamo previsto solo un prestito flessibile da 47 milioni, proprio per non lasciare in eredità scelte vincolate».

I guardiani dei conti di Palazzo di Città respingono al mittente le accuse di debito eccessivo, e hanno dalla loro un buon argomento; gli stessi revisori dei conti segnalano che la spesa per interessi vale il 9,5% delle entrate da tributi, trasferimenti e tariffe, ben sotto il 12% posto come tetto massimo dalle norme. Vero, ma con un paio di accortezze: la manovra estiva aveva portato il limite all'8%, e solo una trattativa serrata con i sindaci ha portato a un abbassamento progressivo, rimandando al 2013 l'appuntamento con il nuovo tetto. A meno di un colpo di reni nelle entrate, Torino sarà fuori.

In tempi di tassi in risalita, sono piuttosto le spese per interessi a guardare in alto, minacciando di appesantire il conto al bilancio torinese: il rischio c'è, come sa bene chiunque abbia un mutuo, ma è attenuato dalla parte di indebitamento a tasso fisso (circa un terzo del totale) e dai piani di ammortamento "alla francese", che in un gruppo di mutui (non quelli con Cassa depositi e prestiti) aumenta negli anni la quota capitale e assottiglia quella legata agli interessi. I tassi in ripresa accendono poi l'attenzione sui 22 swap (in Comune calcolano un mark to market negativo intorno ai 100 milioni), anch'essi figli degli anni pre-Olimpiadi («mai fatto un derivato in vita mia», taglia corto Passoni).

Se il debito sarà un tema caldo anche per chi sostituirà Chiamparino e colleghi, la gestione del personale potrebbe offrire qualche soddisfazione. Nel preventivo 2011 si attesta poco sotto i 430 milioni, cioè 1,3 milioni in meno dell'anno scorso e 25 milioni sotto i livelli del 2006. Non è un fatto scontato, perché il dato 2011 sconta 4 milioni di spese extra per le elezioni e un rallentamento nei pensionamenti, e i prossimi tre anni, anche grazie al congelamento dei contratti deciso con la manovra estiva, si presentano tranquilli.

Per tenere gli equilibri, però, il problema si chiama «entrate»: i tributi sono crollati rispetto al 2006 per l'addio all'Ici prima casa compensato (a fatica) dai trasferimenti, mentre le «extratributarie» (in pratica, tariffe e proventi dei servizi) sono cresciute del 12%: difficile farle salire ancora, ma il tema è urgente: le uscite correnti nel 2011 viaggiano 134 milioni sopra le entrate ordinarie, e i conti quadrano solo grazie a oneri di urbanizzazione e applicazione dell'avanzo dell'anno scorso.

gianni.trovati@ilsole24ore.com
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