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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2011 alle ore 11:03.
Per tutti i candidati sindaco di Milano le metropolitane sono indispensabili e verranno costruite nel minor tempo possibile. Per Letizia Moratti, candidata del centrodestra, le infrastrutture previste dal dossier di candidatura per l'Expo non mancheranno all'appuntamento del 2015 e verranno completate nei tempi giusti; secondo Giuliano Pisapia, candidato del centrosinistra, per la realizzazione di nuove linee si potrebbe addirittura ricorrere a emissioni obbligazionarie, qualora le risorse pubbliche non fossero sufficienti; per Manfredi Palmeri, candidato del terzo polo, i servizi per i cittadini devono essere inseriti al primo posto del programma di governo.
Il trasporto insomma è una priorità per tutti i candidati. E tutti si dicono a favore di un'ampio potenziamento dei mezzi pubblici. Sottili anche le differenze sullo sviluppo urbanistico: ci vuole attenzione agli interessi pubblici per la Moratti, più housing sociale per Pisapia e Palmeri.
Le differenze arrivano soprattutto sulle iniziative da realizzare per sostenere il tessuto imprenditoriale cittadino. La Moratti si ispira alle esperienze straniere, come quella irlandese. Per il sindaco di centrodestra, candidata per il secondo mandato, Milano dovrebbe sfruttare una fiscalità agevolata per attrarre le attività di venture capital. Per Pisapia si può invece continuare a ricorrere agli strumenti più tradizionali del credito e dell'incentivo purché mirati ai settori più innovativi: new media, bioscienze, energie rinnovabili.
Poi c'è la visione della macchina comunale. I tre candidati vedono problemi diversi. La Moratti privilegia l'accorpamento, puntualizzando che sotto il suo mandato gli assessorati hanno risparmiato 20 milioni, e che grazie alla riorganizzazione delle sedi sono stati liberati immobili per un controvalore di 80 milioni. Per Palmeri non andrebbero più fatte consulenze, utilizzate, dice lui, fin troppo negli anni passati. Pisapia propone invece un nuovo modo di redigere il bilancio: per progetti e non per aree tematiche.
Quanto all'Expo, è necessario intervenire con efficacia e tempestività per tutti. Ma mentre per la Moratti tempi e risorse saranno ampiamente sufficienti, Pisapia ritiene che si possa accedere ad un finanziamento alternativo, un'obbligazione comunale, per creare pacchetti turistici. E anche per Palmeri sarebbe il caso di reperire risorse private.
La particolarità di questa tornata elettorale è che le differenze tra i candidati emergono solo tra le righe: a parte le proposte più innovative come la fiscalità speciale per Milano o l'Expo bond, non ci sono, nella determinazione delle priorità, grandi differenze. Le diversità emergono dunque più nelle sfumature che nell'impianto complessivo dei programmi.
A confondere le idee e a inquinare il dibattito sui problemi della città, a Milano ci si è messa la politica nazionale. Trattandosi di un test sia per il premier Berlusconi, candidato capolista del Pdl, sia per il terzo polo, che proprio qui a Milano misurerà i suoi primi risultati, i programmi per la città sono passati in secondo piano rispetto all'immagine dei candidati e alle loro convinzioni personali. Ne sono un esempio le dieci domande arrivate due giorni fa sul tavolo di Pisapia, inviate dal Pdl regionale e nazionale (tra cui il sottosegretario Daniela Santanché), e sui verterà buona parte del confronto televisivo, previsto per l'11 maggio su Sky, tra i due principali candidati. Le domande riguardano, tra le varie cose, la visione della famiglia, l'aborto, l'eutanasia, il riconoscimento delle coppie gay, gli errori giudiziari. Cose su cui, anche volendo, nessun sindaco ha la facoltà di intervenire, se non con interventi molto soft o puramente simbolici.
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