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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2011 alle ore 12:29.

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Il colore politico della sfida nei Comuni con più di 15mila abitantiIl colore politico della sfida nei Comuni con più di 15mila abitanti

Si parte da 58 a 34 per il centrosinistra, con una grossa fetta di territorio "neutro" o quasi, offerto dai 52 Comuni in amministrazione straordinaria e un interrogativo chiave: in molti enti, a partire da Milano e Torino, il risultato dipenderà da quanto la corsa degli alleati (Lega da un lato, Italia dei valori e Sel dall'altro) riuscirà a compensare l'affanno dei due partiti maggiori, Pdl e Pd.

Sul valore "politico" delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio (e di due settimane dopo in Sicilia) sembrano concordare tutti; il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo ha detto a chiare lettere, lanciando ancora una volta una sorta di referendum pro o contro se stesso, ma dopo qualche esitazione iniziale anche il leader Pd Pierluigi Bersani ha usato le stesse parole del premier («le elezioni sono un test nazionale»).

I riflettori sono puntati soprattutto su Milano, ma in un turno che chiama alle urne più di 1.300 Comuni, 9 province e una Regione (il Molise), i giochi sono più complessi. Il censimento riassunto qui sotto riguarda i Comuni con più di 15mila abitanti, che votano con il proporzionale e vedono in genere confrontarsi coalizioni più vicine agli schieramenti della politica nazionale.

A livello generale, è il centrosinistra a dover "difendere" nelle urne un vantaggio elettorale che nel 2006 era maturato sull'onda di risultati in cresciuta costante nel corso della XIV legislatura. Rispetto a cinque anni fa, però, è cambiato il mondo (politico). Nel 2006 non esistevano Pd, Pdl e Sel, Forza Italia viaggiava al 24% e An si attestava al 12,4%, il centrosinistra presentava l'Ulivo alla Camera (31,2%) mentre al Senato andava diviso fra Ds (17,5%) e Margerita (10,7%), affiancato a sinistra da una Rifondazione comunista che ancora raccoglieva il 5,8% alla Camera e il 7,3% a Palazzo Madama. La Lega in crisi d'identità, invece, non andava oltre il 4,5% in alleanza con l'Mpa di Lombardo e appariva lontanissima dai successi di due anni dopo.

Proprio questo elemento offre una delle incognite del voto in arrivo. Il partito di Bossi conta solo tre sindaci uscenti nei Comuni sopra 15mila abitanti (più Novara, dove il leghista Massimo Giordano ha lasciato il posto al vicesindaco Silvana Moscatelli, del Pdl, perché "promosso" nella Giunta regionale di Roberto Cota). Il ruolo del Carroccio promette di essere decisamente più pesante di cinque anni fa, e da questo dipende la sorte di Comuni cruciali a partire da Milano. Il Pdl, infatti tra 2006 e 2010 ha perso quasi il 6% dei voti nella sua città simbolo, e deve ora scontare l'uscita di Fli che con Udc e Api candida il presidente uscente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri; la Lega, però, è passata nel frattempo dal 3,7 delle ultime comunali al 14,5% ottenuto in città alle regionali dell'anno scorso; in pratica, il risultato milanese dipende da quanto gli alleati (Lega da una parte, Idv e Sel dall'altra) riusciranno ad aiutare i due grandi partiti in difficoltà. L'esplosione del Carroccio e dell'Idv sono temi anche torinesi, dove però gli assetti sembrano più segnati (da notare i crolli gemelli di Pdl e Pd, quest'ultima accentuata dalla presenza di liste "civiche" per l'ex presidente Mercedes Bresso), mentre a Napoli l'effetto-Idv è accentuato dalla candidatura di Luigi De Magistris in contrapposizione a Lettieri (centrodestra) e Morcone (Pd).

A completare il quadro c'è il rinnovo degli enti «in amministrazione straordinaria», dopo che i loro sindaci si sono dimessi per varie ragioni, tra cui scandali e scandaletti. Bologna, commissariata dopo che il Cinzia-gate ha travolto Flavio Delbono, può essere considerata un'uscente di centrosinistra, mentre è il centrodestra a giocare in difesa a Latina, dove il pidiellino Vincenzo Zaccheo è stato fatto decadere da dimissioni di gruppo dopo che era stato pizzicato da Striscia la notizia a chiedere favori per le figlie al governatore Renata Polverini (versione sempre smentita dal diretto interessato). Più difficile "assegnare" Pozzuoli, dove Pasquale Giacobbe era stato eletto sindaco con il centrosinistra e assessore regionale con il centrodestra.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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