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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2011 alle ore 10:30.
REGGIO CALABRIA - Gira una battuta a Reggio Calabria, che l'ex sindaco Giuseppe Scopelliti, prima di volare il 29 marzo 2010 al timone della Regione, per otto anni ha trasformato d'estate in un palco musicale: il prossimo sindaco ballerà il "buchi-buchi". Ogni riferimento alle disastrate condizioni della casse comunali non è puramente casuale.
Il bilancio di Reggio Calabria, del resto, è una calamita irresistibile in una città che conosce quasi solo incentivi pubblici per lo sviluppo economico. Attraverso i suoi mille rivoli viene finanziata ogni foglia che si muove su questa sponda dello Stretto, senza contare le centinaia di milioni del decreto per Reggio che dovrebbero servire per le infrastrutture. Sul bilancio – oltre ai riflettori dalla Corte dei conti e dalla Ragioneria generale dello Stato – si sono accesi anche quelli della Procura della Repubblica, che ha aperto tre filoni di indagine dopo la morte della dirigente del settore Finanze e tributi, Orsola Fallara, suicidatasi il 17 dicembre 2010.
Ciononostante la corsa per conquistare la poltrona di Palazzo San Giorgio continua a fare gola. I candidati sindaci sono sei, le liste collegate 25, gli aspiranti consiglieri 747 e nessuno è in grado di prevedere chi vincerà. Un esercito di politici nel quale i generali della vecchia guardia – a partire da Beppe Bova, politico di lungo corso che corre per il Polo di centro – la fanno da padroni.
Per Fli correrà Carlo Sbano mentre Pino Siclari è il candidato del Partito comunista dei lavoratori. Il centro-sinistra orfano dell'Idv che punta con Sel e Pdci su Aldo De Caridi, mette in campo Massimo Canale, 41 anni, avvocato, che cercherà di strappare la poltrona al centro-destra il cui sindaco facente funzioni, Giuseppe Raffa, corre ora per la carica di presidente della Provincia. Il programma per il rilancio della città toglie il sonno a Canale, per il semplice motivo che, come lui stesso afferma, non c'è un centesimo. «Per la prima volta – dichiara – sono scesi in piazza anche gli imprenditori, a partire da quelli edili, che vantano crediti milionari. Non era mai successo. Si parla di area metropolitana ma dopo le 19 è impossibile raggiungere Messina. Si parla di mobilità ma è più facile atterrare a New York che arrivare a Gioia Tauro o raggiungere l'entroterra. Le infrastrutture sono inesistenti e la legalità è andata a farsi benedire». E allora che fare? «Per parlare di sviluppo bisogna prima costruire un patto sociale e di legalità fra cittadini, Procura, istituzioni, imprese e liberi professionisti».
Per il centro-destra corre Demetrio Arena, 55 anni, commercialista ex amministratore unico dell'azienda di trasporti. Una creatura di Scopelliti. Tutti lo sanno, tutti lo dicono ma lui si impunta. «Ho accettato la candidatura – dichiara – dopo sette mesi di sofferenza». Cosa l'ha spinto allora ad accettare? La risposta è di quelle che non ti aspetti, vista la continuità politico-amministrativa. «Ho deciso dopo aver visto quel che stava accadendo durante la gestione Raffa», dice. Cioè? «Si rischiava di perdere il patrimonio acquisito con Scopelliti – chiarisce – fatto di rinascita sociale e grandi progetti di infrastrutture conclusi e avviati, che ora spero tocchi a me portare a conclusione». E i bilanci, che l'opposizione giudica falsi? «Le casse di Reggio – dice – sono in difficoltà come quelle di tutti i Comuni». E l'indagine della Procura che parte dal settore governato da Fallara, braccio destro di Scopelliti per anni? «Le responsabilità – dice - sono oggettive».
In questa campagna elettorale il tema dell'inquinamento mafioso resta incredibilmente sullo sfondo, nonostante le inchieste della Procura e nonostante il sostituto Giuseppe Lombardo, che da anni indaga su 'ndrangheta e politica, il 21 settembre 2010, in Commissione parlamentare antimafia abbia dichiarato: «Per fare affari la borghesia mafiosa reggina va alla fonte, la cosca De Stefano». Il vero bilancio della città lo gestisce lei.
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