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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 08:02.
Il sole, la pizza, il Vesuvio e anche i rifiuti: ormai promossi a stereotipo della napoletanità. Insomma, intorno all'eterna emergenza ambientale, che sta spezzando orgoglio e resistenza dei napoletani, si giocano anche le elezioni di domenica e lunedì prossimo, dopo le regionali di un anno fa. Mentre i cumuli giacciono putrefatti sui marciapiedi, la politica discorre di pulizia, di tassa sui rifiuti da far pagare a tutti o solo a chi sporca di più, di inceneritori sì o no, di discariche e cave da riempire. E tutto ciò finisce per influire sui sondaggi che offrono previsioni ancora molto volatili.
A ieri, il candidato del Pdl Gianni Lettieri non riusciva a staccarsi dal 36-38%, quello del Pd Mario Morcone era invece in forte crescita al 28, il Terzo polo con Raimondo Pasquino arrivava al 12-15%, e l'Idv trainata da Luigi de Magistris era accreditata di un 15-18%. A seguire un'ampia fetta di indecisi o intenzionati al non voto (tra il 30 e 40%). Insomma, se fino a qualche mese fa la vittoria a man bassa del centrodestra appariva scontata, col passare dei giorni, crescono i sacchetti sotto le case, davanti a ospedali e scuole e i napoletani non si lasciano più convincere dai "miracoli", sebbene promessi ancora una volta dal premier (oggi a Napoli per annunciare una nuova discarica e lo stop al pagamento della Tarsu finchè i marciapiedi saranno invasi da rifiuti, oltre che una sanatoria per gli immobili abusivi) con una ennesima mobilitazione dell'esercito. Si comprende che le responsabilità sono sì del Comune che deve occuparsi della raccolta, ma ora, come un paio d'anni fa quando Berlusconi annunciò il suo pacchetto salvifico, il vero nodo è nello stoccaggio e nello smaltimento, due capitoli che spettano a Provincia e Regione (da tempo nel dominio, inconcludente, del centrodestra).
Altro elemento che sta "avvelenando" la campagna elettorale è incarnato da un altro stereotipo partenopeo, Napoli uguale camorra. E più precisamente, la presenza nelle liste di pregiudicati o addirittura condannati, vero tallone d'achille - come testimoniano le cronache - della coalizione di centrodestra. L'infuocarsi della polemica sulle liste inquinate – su cui il prefetto Morcone ha duramente bacchettato i suoi avversari – nelle settimane scorse ha indotto Lettieri a cercare di smarcarsi dal coordinatore del Pdl in Campania Nicola Cosentino – suo sponsor, uomo dell'asse nazionale che fa capo a Verdini-Letta-Cesaro con una benedizione di Gianfranco Miccichè e Marcello dell'Utri – sulla cui testa pende un procedimento per connivenze con il clan dei Casalesi. Ma "l'indipendentismo" del candidato è stato bruscamente corretto dai colonnelli del Pdl.
A quarantott'ore dal voto lo scontro tra i candidati diventa più aspro, le posizioni si estremizzano e gli animi si scaldano. Forse questo si deve ai troppi mali di Napoli e alle condizioni in cui versa la città. I conti del Comune, ad esempio (si veda l'articolo a fianco), sebbene il dissesto sia stato scongiurato restano deficitari. E molti altri problemi della città sono senza soluzione. Emblematico il caso di Bagnoli, l'incompiuta simbolo dei grandi progetti per il rilancio della città. Napoli naviga in un mare di guai, insomma, tanto gravi da indurre il candidato pdl a invocare una legge speciale che Berlusconi gli avrebbe anche promesso. Un autogol? Certo che dopo i commissariati-flop e chiacchierati (oltre che in alcuni casi indagati) su rifiuti, traffico, sottosuolo, bonifiche, San Carlo... i napoletani non credono più ai "miracoli" e aspettano un sindaco capace di una normale amministrazione ordinaria.
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