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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 18:49.

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«Apprezzo il lavoro che svolgono le cooperative perché rimangono sul territorio anziché delocalizzare e sul territorio investono, creando sinergie importanti con il pubblico». A pochi giorni dal voto Manes Bernardini abbassa i toni dello scontro dopo l'incendio scoppiato martedì scorso quando il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, in città per sostenere la sua candidatura, aveva parlato di un' Emilia «governata da un potere della sinistra che non ha nulla da invidiare a quello delle mafie nel Sud Italia, con carriere che vanno avanti e indietro da sessant'anni, tra partiti, presidenze di cooperative e amministrazioni pubbliche».

A pesca di voti nel bacino rosso
Il giovane avvocato leghista che ha saputo conquistare l'appoggio del Pdl dopo un lungo tira e molla di nomi (in cui era finito tra gli altri anche Stefano Aldrovandi, oggi candidato del Terzo Polo con Fli, Udc e lista civica) continua dunque nella sua operazione di pesca nel bacino dei voti degli avversari e dei delusi della politica, finendo stavolta in zona coop, una delle riserve strategiche di Virginio Merola, l'ex assessore della giunta Cofferati, in pole position per la fascia tricolore. «La cooperazione crea nuovi spazi occupazionali e occorre pensare a una nuova pianificazione strategica che coinvolga pubblico e privato», ha detto Bernardini stamani in un incontro nel quartier generale bolognese della Legacoop, dove era presente tutto il mondo della cooperazione bolognese - Legacoop, Confcooperative e Agci, associazione generale cooperative nazionali - e i suoi avversari politici (Virginio Merola, Stefano Aldrovandi, e i civici Daniele Corticelli e Angela Maria Carcano).

Evitare la fuga delle imprese
Del resto uno dei cavalli di battaglia della campagna del candidato sindaco di Lega e Pdl è quello di «mantenere le imprese sul territorio» operazione che «deve diventare una regola non l'eccezione» dice Bernardini. E se Gianpiero Calzolari, presidente di Legacoop Bologna, nella sua relazione introduttiva pone l'accento sulla «diffidenza di alcuni rappresentanti politici verso la cooperazione», il giovane avvocato, per nulla scomposto, dice di credere nella «sussidiarietà orizzontale e nelle sinergie tra pubblico e privato». Parole chiave che aveva pronunciato qualche istante prima proprio il numero uno di Legacoop.

L'affondo di Merola e le priorità della sua agenda
«La destra dovrebbe vergognarsi di accostare l'amministrazione del territorio alla mafia», ha sottolineato Virginio Merola, tornando sulle parole pronunciate due giorni fa da Stefania Craxi. Il candidato Pd rilancia poi sulla legalità con la «lotta alle infiltrazioni mafiose», sul progetto della città metropolitana «da realizzare il più in fretta possibile» e con un piano che prevede una prima ampia pedonalizzazione del centro cittadino «con un progetto che partirà a settembre e che porterà allo stop di auto e dei motorini nel Quadrilatero, (così come i bolognesi chiamano il cuore del centro bolognese, ndr) favorendo il passaggio dei filobus».

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