Il saldo negativo non basta per parlare di clamorose novità

Ieri sera, quando i seggi si sono chiusi alle 22, i dati sull'affluenza sono cambiati ancora, sia pure in misura non così significativa. Sia le comunali sia le provinciali hanno fatto registrare un piccola flessione, se confrontati con le elezioni precedenti. Quindi possiamo vedere che la curva della partecipazione era bassa in mattinata, ha avuto un'impennata a metà pomeriggio ed è declinata in serata. Il saldo è negativo di un paio di punti percentuali. Ma questo non basta per far parlare di clamorose novità. Diciamo che non si è registrato un forte astensionismo, come qualcuno temeva, ma nemmeno un massiccio ritorno dei cittadini alle urne. Vale la regola che, sia pure lentamente, l'indice dell'affluenza alle urne in Italia si avvicina alle medie europee.

Con alcune eccezioni politicamente rilevanti. A Torino il voto per il comune ha registrato un sensibile aumento di partecipazione. A Milano il dato è più contenuto, ma anche qui c'è il segno positivo. Sulla carta, una maggiore affluenza dovrebbe favorire il candidato del centrodestra, il sindaco Moratti, che aveva da temere per l'astensione. Ma è ancora troppo presto, evidentemente, per trarre conclusioni definitive. A Bologna il calo è abbastanza sensibile e questo potrebbe creare qualche difficoltà al candidato del Pd, ultra-favorito. Anche a Napoli il dato delle 22 parla di un calo contenuto, ma qui il voto è indecifrabile e l'unica previsione che tutti si sentono di fare è che si andrà al ballottaggio.

La sensazione è che i risultati non saranno omogenei nelle varie aree geografiche e quindi saranno d'incerta interpretazione in vista delle possibili conseguenze sul piano della politica nazionale. Ma in un caso o nell'altro, non saranno esiti ininfluenti: vuoi sugli equilibri di governo vuoi sul destino del centrosinistra. Occhi puntati su Milano, in primo luogo, ma anche su Torino, Bologna e Napoli. Il voto è amministrativo, ma i suoi riflessi politici sono innegabili.

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