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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2011 alle ore 06:51.

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È successo spesso nella storia della Seconda Repubblica che le elezioni amministrative abbiano avuto un impatto notevole sulla politica nazionale. E anche questa volta sembra profilarsi uno scenario del genere. Fu così nel 1993, quando le vittorie dei candidati di sinistra nei comuni al voto in quell'anno furono uno degli elementi che convinsero Silvio Berlusconi a scendere in campo.

Berlusconi voleva rimettere insieme i pezzi allo sbando dello schieramento moderato e contrastare così quella che appariva come una sicura vittoria dei "comunisti" nelle elezioni politiche dell'anno successivo. Nelle regioni del Nord l'operazione è riuscita. Intorno al Cavaliere si è costituito un blocco moderato che ha sistematicamente conquistato la maggioranza dei voti nella gran parte dei comuni e delle regioni di questa zona del Paese. Oggi sembra che qualcosa stia cambiando.
Non ci sono ancora certezze. I dati non sono definitivi e quindi la prudenza è d'obbligo. Da queste amministrative però arrivano segnali inequivocabili che qualcosa sta cambiando all'interno del centrodestra. E Milano è naturalmente il segnale più rivelatore.

Qualcuno aveva dato Pisapia in vantaggio sulla Moratti sulla base di qualche sondaggio. Nessuno però aveva previsto che il vantaggio potesse essere così vistoso. Addirittura 6 punti percentuali, con Pisapia al 48% e la Moratti al 42 per cento. Il dato è ancora più significativo perché la partecipazione elettorale è aumentata di tre punti rispetto alle regionali ed è identica a quella delle precedenti comunali. Quale che sarà il risultato del ballottaggio, questo è già un dato negativo per il centrodestra.

L'ultima volta che questo schieramento vinse al secondo turno fu nel 1997. Nel 2001 Albertini e nel 2006 la Moratti ce la fecero al primo. Ma la situazione di oggi è molto diversa da quella del 1997. Questi dati, se confermati, dicono che il risultato di ieri non è solo dovuto allo scarso appeal della candidata Moratti ma anche alla debolezza complessiva della sua coalizione e in particolare dei suoi due maggiori partiti. Che la Moratti godesse di scarsa popolarità era noto. La novità è che a Milano hanno perso consensi - rispetto alle regionali del 2010 - sia la Lega Nord sia il Pdl. A partire dal 1994 il centrodestra non era mai sceso sotto il 50% dei consensi a livello proporzionale. Adesso si parla di un 43 per cento.
Questa volta, a differenza del passato, non c'è stato scambio di voti tra Lega e Pdl. Ci sono invece state perdite nette dell'uno e dell'altro. Contrariamente alle aspettative i delusi di Berlusconi non hanno votato Bossi. E così tutto il centrodestra arretra.

Il problema non si presenta solo a Milano. Se così fosse la spiegazione potrebbe essere cercata in fattori locali. E quindi la rilevanza nazionale del voto andrebbe ridimensionata. E invece non è così. Rispetto alle ultime regionali Pdl e Lega perdono sistematicamente in tutto il Nord sia nei comuni che nelle province. La Lega perde in 14 dei 15 Comuni capoluogo dove era presente. Guadagna solo a Bologna. Perde più di 3 punti a Torino, 5 punti nella provincia di Treviso, 6 punti nella provincia di Pavia.

Il Pdl perde ancora di più: 12 punti a Ravenna, 10 a Rimini, 15 a Trieste, 10 a Bologna e così via. La presenza di liste civiche può spiegare una parte di queste perdite. Ma il trend è troppo generalizzato per essere spiegato solo in questo modo. È difficile immaginare che i rapporti tra i due partiti possano restare gli stessi dopo questo tornata elettorale. La collaborazione competitiva non funziona più come una volta. Ma è anche difficile immaginare per loro scenari alternativi nel breve periodo.

Quanto al centrosinistra può essere soddisfatto della sua performance mentre non si può dire la stessa cosa del terzo polo e delle sue componenti. Il partito di Bersani è andato bene a Torino e a Milano e in fondo anche a Bologna. A Napoli però ha dovuto cedere il passo all'Italia dei valori che però non ha molto di cui gioire a parte Napoli. Il partito di Di Pietro infatti sembra aver perso terreno quasi dappertutto. Probabilmente a favore del movimento di Grillo che ha confermato e in alcuni casi superato il risultato ottenuto nelle regionali del 2010. Il terzo polo, a parte Napoli, non si è visto.

Per il bilancio finale di queste elezioni dobbiamo aspettare i dati definitivi e soprattutto i ballottaggi. Per tirare le somme occorrono quanto meno i dati completi dei 29 comuni capoluogo e delle 11 province. Ma il test decisivo sarà a Milano. Se il 30 Maggio Pisapia diventerà sindaco si potrà dire che qualcosa è veramente cambiato al Nord e quindi nel Paese.

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