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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 17:53.
La partita dunque continua. Per qualcuno inattesa e per qualcuno prevedibile. Tant'è: domenica 29 e lunedì 30 maggio i milanesi andranno al ballottaggio per scegliere chi tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia sarà il sindaco della città durante il prossimo quinquennio.
Per il rush finale ogni coalizione metterà a disposizione quanto possibile, sapendo però che a questo punto non sarà solo una questione economica ma soprattutto strategica. Indicativamente il centrosinistra spenderà 50mila euro, il centrodestra dovrebbe contare su una cifra dieci volte superiore.
Le proporzioni sono grosso modo le stesse del primo turno: complessivamente Pisapia dovrebbe raggiungere un milione di contributi (di cui 800mila già "dichiarati" settimane fa), mentre la Moratti ha già speso almeno 12 milioni. Il sindaco uscente per ora non ha dichiarato la cifra, dicendo che sarebbe stata simile a quella delle scorse amministrative (6 milioni), ma probabilmente a fine competizione sarà almeno il doppio (anche se c'è già chi parla, negli ambienti vicini al Pdl, di una cifra che potrebbe facilmente raggiungere i 20 milioni). Durante la campagna per il primo turno a spendere meno è stato Manfredi Palmeri, che ha dichiarato 500mila euro.
Nel centrosinistra di Giuliano Pisapia proseguiranno le attività di fund raising: da settimane è stato creato un fondo pensato per il ballottaggio, e lo staff ritiene che per le prossime due settimane l'investimento non dovrebbe superare, come detto, i 50mila euro. Una cifra piuttosto bassa, perché, sottolineano nell'entourage del candidato, la forza del centrosinistra è prima di tutto il volontariato. Secondariamente perché, spiegano ancora, il ballottaggio non ha bisogno di un grande dispendio finanziario, quanto piuttosto di impegno ininterrotto e di strategie.
Il centrosinistra ha prenotato per tempo i manifesti. Con un po' di ottimismo il centrosinistra di Pisapia ha già acquistato da un paio di settimane oltre 100mila manifesti da affiggere in città, prevalentemente nelle zone periferiche, esterne alla circonvallazione. In queste zone il messaggio sarà più indirizzato ad una grande massa. Nelle zone centrali invece proseguirà una comunicazione "porta a porta", con volantini, messaggi studiati quartiere per quartiere, studio del posizionamento e l'uso di testimonial, che dovrebbero essere gli stessi candidati.
Quanto ai manifesti, la campagna per il ballottaggio prevede due passaggi fondamentali: i ringraziamenti da parte di Pisapia; la diffusione nei cartelloni dei principali punti programmatici della coalizione.
Stasera, al teatro Smeraldo di Milano, i comitati e i candidati delle varie liste a sostegno di Pisapia saranno chiamati a raccolta per ricevere le parole d'ordine. Sono attese circa 2mila persone, tra militanti e sostenitori. Da quel momento la campagna per il ballottaggio entrerà nel vivo.
Il ritorno alle urne ha invece colto di sorpresa il centrodestra, che fino a pochi giorni fa davano per scontata una vittoria al primo turno. Tanto che la Lega aveva già prenotato un noto locale in via Corelli a Milano per festeggiare. Per lo staff della Moratti il problema è opposto a quello di Pisapia: non mancano le risorse, ma le strategie vanno ancora elaborate. Solo sabato scorso lo staff del centrodestra ha cominciato a chiedere i preventivi per una nuova ondata di affissioni di manifesti. Possibile che la Moratti decida di concentrarsi soprattutto sulla comunicazione di massa più tradizionale, privilegiando la distribuzione di nuovi cartelloni in tutta la città, non solo in periferia.
Lo staff di comunicazione del centrodestra negli ultimi giorni ha avuto intanto altre gatte da pelare: sono ancora in corso le discussioni sulle responsabilità relative alla scelta di consegnare alla Moratti il dossier sulla presunta sentenza a carico di Pisapia, che avrebbe dovuto mettere in difficoltà l'avversario durante il faccia a faccia su Sky. Scelta però che si è subito rivelata un boomerang, visto che Pisapia fu assolto in appello. L'agenzia Sec, ad esempio, sta valutando se proseguire fino al secondo turno o interrompere la collaborazione per evitare di essere indicata come una delle responsabili di quello che forse è il peggior errore della campagna elettorale a sostegno della Moratti.
Non è escluso che nelle prossime due settimane ci saranno infine forme più latenti di campagna elettorale. È possibile che anche gli "esclusi" più votati vogliano dire la loro in qualche modo. Si tratta dei candidati Manfredi Palmeri, del Terzo polo, e di Mattia Calise, del movimento 5 Stelle. In questi due casi non assisteremo probabilmente ad una nuova propaganda costosa, ma a forme di comunicazione più sottili per dare indicazioni sul voto (o sul non voto). Per altri 15 giorni dovrebbero dunque rimanere in piedi parte di quegli staff che hanno seguito fino a qui la campagna, anche se d'ora in poi si occuperanno prevalentemente di rapporti con la stampa e organizzazione di incontri. In questo caso i budget dovrebbero essere molto contenuti. Ma durante il ballottaggio la strategia sembra contare più delle risorse finanziarie.
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