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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 09:13.
Fino a pochi giorni fa rientrava in pieno nella norma sull'incompatibilità anche Carola Colombo, consigliere Pdl e contemporaneamente consigliere di Metro engineering, partecipata di Metropolitana milanese. Recentissime le sue dimissioni da Me. Problema risolto.
In Comune c'è anche chi, prudentemente, ha scelto di prendere un incarico solo dopo un parere. È il caso di Giuseppe Mele, segretario generale di Palazzo Marino e consigliere di Mm. Prima di sedersi nel cda della partecipata, ha preferito valutare l'opinione della Corte dei conti. Alla fine è arrivato l'ok, aiutato anche dal fatto che la griglia delle incompatibilità all'epoca non era ancora stata approvata; Mm, poi, è in regime di in house, ed è la natura stessa di questo tipo di società a prevedere un controllo stringente dell'ente locale sull'azienda.
Nel dubbio
A conti fatti, comunque, nelle sue prime prove il regolamento attuativo sulla riforma dei servizi pubblici locali, scritta per chiudere le porte girevoli fra politica e partecipate, non ha dato gran prova di sé. Le premesse, del resto, non erano brillanti: la regola, come accennato, è figlia di una gestazione durata quasi due anni, è arrivata in Gazzetta Ufficiale solo a ottobre del 2010 per attuare una riforma scritta nel maggio del 2008, e il primo risultato di quest'attesa è stata una corsa alle nomine in tutta Italia per evitare di incappare nel divieto.
Per frenare lo scambio di poltrone fra politica e partecipate, il regolamento (Dpr 168/2010) fissa dei paletti apparentemente draconiani: i posti nei consigli di amministrazione sono vietati a chi negli ultimi tre anni abbia svolto un incarico politico qualsiasi, senza distinguere fra sindaci (o presidenti di provincia), assessori, consiglieri di maggioranza o minoranza. Non solo: basta annoverare un politico locale fra i propri parenti, fino al quarto grado, per vedersi chiusa la possibilità di ricoprire qualsiasi ruolo nella «gestione dei servizi» affidati dall'ente in cui il politico ha operato.
Apparentemente, non scappa nessuno. La realtà però è diversa, e piena di contraddizioni. Il regolamento esclude del tutto dall'ambito di applicazione delle incompatibilità una serie di settori «ricchi», dal gas all'energia alle farmacie. Il risultato è paradossale. Ad esempio, l'ex direttore generale del Comune, oggi ad di Expo, Giuseppe Sala, non potrebbe ambire a una poltrona nella società consortile dei Navigli lombardi (il cui posto da consigliere vale 10mila euro all'anno), ma può stare nel consiglio di gestione di A2a.
Altra incongruenza: il coniuge di un politico non può entrare in una partecipata comunale di servizi, ma se la coppia non è suggellata dal matrimonio non scatta nessun divieto. Poi c'è il paletto dei tre anni: un semplice consigliere dell'ultimo mandato non potrebbe sedersi nella più piccola delle partecipate, ma l'ex sindaco Gabriele Albertini, uscito da Palazzo Marino nel 2006, può diventare presidente di Edipower.
Infine il concetto di partecipata: Armando Vagliati, consigliere Pdl, è anche membro della Fondazione Fiera, che tecnicamente non è però una società per azioni ma un ente comunale; stessa cosa per Carmine Abagnale, nominato nella Casa militare veterani, e per Gianfranco Baldassarre, nominato nel Consorzio di edilizia Cimep. Per loro è ancora da capire quale interpretazione prevarrà.
La situazione delle incompatibilità diventa poi ancor più sfumata quando dalla politica si passa all'«alta amministrazione». Un ex dirigente comunale, per esempio, per tre anni non può entrare nella gestione di un servizio affidato dall'ente locale o partecipare a una commissione di gara, però nessuno potrebbe dire nulla sul fatto che Palazzo Marino abbia mandato il proprio city manager, Giuseppe Sala, a guidare Expo 2015, la società più strategica nell'economia cittadina dei prossimi anni, ma che, formalmente, non si occupa di «servizi pubblici locali». Definizione che forse ha bisogno di qualche aggiornamento.
Le incompatibilità
L'assessore. Simini, ex assessore alle Infrastrutture di Milano, sembrava destinato all'Amsa e non si è ricandidato. L'avvocatura di A2a ha comunque ritenuto incompatibile il suo recente ruolo politico con un incarico in Amsa
Fumata nera. Destinato a diventare il vice di Simini all'Amsa, l'ex assessore al Decoro urbano non si è ricandidato. Stesso discorso di Simini: per l'avvocatura di A2a, il cda di Amsa non è compatibile con il suo recente ruolo politico
Le dimissioni
Carola Colombo, consigliere comunale Pdl e consigliere di Me (gruppo Mm), ha risolto il dubbio sull'incompatibilità pochi giorni fa: si ricandida alle amministrative e lascia l'incarico societario
La rinuncia. Al di là di quello che potrà accadere in Metroweb, partecipata da A2a, Guido Manca, presidente della società e consigliere comunale, ha scelto di non ricandidarsi alle amministrative. Risolve così l'incompatibilità
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