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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 15:35.

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Letizia Moratti ospite di una trasmissione Rai (Ansa)Letizia Moratti ospite di una trasmissione Rai (Ansa)

Nonostante l'annuncio di una querela nei suoi confronti per diffamazione da parte di Giuliano Pisapia, Letizia Moratti non è pentita della sua dichiarazione di ieri in tv sullo sfidante di centrosinistra per la poltrona di sindaco di Milano. Lo ha detto al termine della registrazione della tribunale elettorale Rai con tutti i nove candidati sindaco. «Mi dispiace che sia stata interpretata in un altro modo - ha detto Moratti a proposito della sua dichiarazione -, ma era di tipo politico». Il sindaco uscente ha aggiunto di essere «sempre disponibile a chiarire qualsiasi cosa anche perché - ha ripetuto - la mia intenzione era ed è sottolineare che non può essere considerata moderata la storia di una persona che in quegli anni era vicina ad ambienti terroristici. Credo che nessuno debba vergognarsi della propria storia personale».

Poi, però, il sindaco di Milano ha affondato un ulteriore colpo: «Giuliano Pisapia non ha mai preso le distanze da atti violenti, che si sono verificati anche di recente, dagli scioperi selvaggi e dalle occupazioni dei centri sociali in immobili comunali». Quanto alle critiche provenute dallo stesso centrodestra, e in particolare dalla Lega nord, Moratti ha aggiunto di non aver voluto «giocare alcuna carta, ma sottolineare una differenza nelle storie personali. I programmi sono importantissimi, ma la credibilità dei programmi stessi nasce anche dalla credibilità della propria storia».

E nonostante le polemiche degli ultimi giorni di campagna elettorale sul candidato Letizia Moratti, Silvio Berlusconi è sicuro sull'esito del voto di Milano: «Credo che ce la faremo bene al primo turno a Milano con questa nuova tornata elettorale». Secondo il presidente del Consiglio, intervistato da Radio Lombardia, «dovremmo davvero farcela anche perchè dopo il 2008 abbiamo vinto in tutte le altre elezioni». Anche grazie alla candidatura dello stesso Berlusconi: «È la mia città. Sono nato a Milano, a Milano sono riuscito a fare il mestiere dell'imprenditore e a Milano è iniziata 18 anni fa la nostra avventura politica, la nostra missione di libertà, quella di combattere per il futuro del nostro Paese per sottrarlo ad un destino incerto e illiberale se fossero arrivati i comunisti al governo. Abbiamo salvato il Paese dal comunismo, e anche per questo è importante per noi vincere queste elezioni per continuare con slancio questa missione di libertà».

Secondo il candidato futurista al Comune di Milano Manfredi Palmeri l'attacco sferrato ieri dal sindaco di Milano Letizia Moratti all'altro candidato Giuliano Pisapia «è stato certamente un attacco deliberato e mal studiato. È stato sia uno scivolone sia una mossa strumentale». Si è «sparata nei piedi - ha detto ancora Palmeri, all'uscita da un confronto televisivo che si è tenuto questa mattina negli studi della Rai - e tanti elettori di centrodestra se ne sono accorti e magari sceglieranno me che sono un'alternativa».

Il New York Times, in un ampio servizio sulle comunali di Milano, scrive oggi che la campagna elettorale tenuta da Berlusconi, a sostegno del sindaco Moratti ha trasformato la consultazione elettorale «in un referendum sullo stesso Berlusconi». «Berlusconi "gira" su di lui le elezioni a Milano» titola il quotidiano. Che riporta alcuni stralci dei recenti interventi fatti dal premier in campagna elettorale: il voto a Milano «sarà la più grande spinta al nostro governo e alla nostra maggioranza». «Questo voto è importante per Milano, ma anche per l'Italia». «Mentre la signora Moratti ha passato settimane a promuovere i risultati raggiunti (elencati in una pubblicazione dedicata ai 100 progetti realizzati), Berlusconi ha lavorato deliberatamente per mantenere l'attenzione su di sé» scrive in New York Times. Secondo il quotidiano, con i suoi numerosi interventi a sostegno di Letizia Moratti, «il primo ministro ha cercato di trasformare le comunali in un referendum sulla sua popolarità e sulla sua legittimazione».

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