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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2011 alle ore 08:43.
Sono decine le poltrone nei consigli di amministrazione delle società partecipate dai Comuni destinate a finire preda degli appetiti dei sindaci e degli schieramenti politici che usciranno vincitori dalle prossime elezioni amministrative. Solo a Milano, dove gli equilibri della nuova maggioranza saranno determinanti per decidere i destini del polo dell'energia-ambiente di A2A-Edison-Amsa, i posti nel board più ambiti interessati dalle nomine sono almeno una cinquantina.
Ma gli scranni sono in ballo anche a Torino, con il rinnovo del vertice dell'aeroporto Sagat, a Bologna, dove il commissario ha congelato in attesa delle elezioni il rinnovo dei cda dello scalo di Bologna e della Fiera, e a Napoli, dove tutte le partecipate comunali sono a rischio spoil system sia che vinca il candidato del Pd che quello del Pdl.
Milano
Il sindaco uscente Letizia Moratti non ha lasciato nulla all'improvvisazione. Ha già pianificato come distribuire poltrone, al punto che nel cda appena rinnovato dello scalo di Bergamo, Sacbo, partecipato da Sea (che fa capo al Comune per l'84,5%) i 3 posti di competenza dello scalo milanese sono stati provvisoriamente occupati con tre dirigenti dell'aeroporto. Per il cda di Amsa, controllata da A2A (di cui Milano ha il 27,5%) la Moratti vorrebbe proporre due assessori uscenti della sua giunta, Maurizio Cadeo e Bruno Simino, come presidente e vice presidente, tanto da costringere il consiglio di A2A a chiedere un parere legale perchè la Finanziaria vieta ai politici di entrare nei board pubblici prima di tre anni dalla fine del mandato. E le mire sono ancora più alte su Edison: Moratti vorrebbe Gabriele Albertini alla presidenza del gruppo elettrico condiviso con Edf. L'ex primo cittadino di Milano per ora è parcheggiato al vertice di Edipower, destinata a sparire dopo lo spezzatino degli asset tra italiani e francesi.
Ma il sindaco uscente dovrà fare i conti con la Lega - che punta a superare la soglia del 15% - e con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che secondo i rumors ha fermato il divorzio su Edipower (rimandando a settembre il rinnovo dei patti di sindacato di Edison) per poter spuntare dai francesi più potere e poltrone dopo le elezioni. La Lega è già soddisfatta delle due centrali idroelettriche della Valtellina che passerebbero ad A2A. Ma potrebbe conquistare spazi se Edf accettasse, magari, di allargare il board di Edison (di cui i francesi prenderebbero il controllo azionario) ottenendo più scranni in quota italiana. E poi c'è la partita più succulenta: il rinnovo dei consigli di sorveglianza e di gestione di A2A, di cui Milano condivide il controllo con Brescia, in scadenza nella primavera 2012. La loro governance è instabile perchè i rapporti con i bresciani sono difficili.
Se vincesse il candidato Pd, Giuliano Pisapia, se ne vedrebbero delle belle: la convivenza con l'enclave leghista, ma con forti saldature con Comunione e liberazione, sarebbe impossibile. Leghisti, ciellini e pidiellini concupiscono la poltrona del presidente del Cdg, Giuliano Zuccoli. Il sindaco di Brescia vorrebbe al suo posto Graziano Tarantini, sostenuto da Cl ma ben visto anche dalla Lega. La quale, però, se le tensioni con Cl non si attenuano potrebbe puntare sul leghista Bruno Caparini. Più blindato, invece, il futuro di Sea: sia perchè il via libera alla quotazione è stato bipartisan, sia perchè il presidente Giuseppe Bonomi è molto vicino alla Lega ma è soprattutto un manager di lungo corso del settore.
Torino
I sondaggi favoriscono il candidato del Pd, Piero Fassino, la cui vittoria sarebbe all'insegna della continuità con la gestione Chiamparino. Il suo sfidante, Michele Coppola, sostenuto da Pdl e Lega, ha parlato poco di società partecipate. Tra i primi rinnovi c'è quello del cda dello scalo di Sagat (di cui Torino ha il 38%) e dell'a.d., figura sulla quale negli ultimi tempi Chiamparino ha avuto divergenze con il socio Benetton. C'è poi la partita Iren, l'utility appena quotata nata dalla fusione con l'emiliana Enia, che tra l'altro è anche socio di Edison. Se vincesse Fassino (e se Bologna la spuntasse il candidato del centrosinistra) potrebbe riprendere quota l'ipotesi fusione con Hera. Lui su questo tema è stato possibilista.
Bologna
Nel capoluogo romagnolo la competizione elettorale potrebbe essere sul filo di lana. A contendere la poltrona di sindaco al candidato Pd Virginio Merola c'è per la prima volta un leghista, Manes Bernardini. Il quale ha già detto che vorrebbe vendere la quota del 12,7% che il comune possiede nell'utility Hera per risanare le finanze comunali; in quanto primo socio (anche se la società è governata da un patto assieme ad altri comuni) esprime l'a.d. (ma il cda è stato appena nominato). I patti di Hera scadono a dicembre e all'orizzonte incombe il decreto Ronchi che sollecita la discesa fino al 30% degli azionisti pubblici. Merola non vuole vendere, perchè Hera ha fruttato oltre 13 milioni di dividendi. Ci sono poi i cda di cui il commissario ha congelato la scadenza, come il board dell'aeroporto Marconi. In ballo c'è anche il rinnovo del cda della Fiera, nel quale al Comune spetta una poltrona.
Napoli
Anche qui la partita elettorale è tutta da giocare. Anche se vincesse il candidato del Pd, Mario Morcone, lo spoil system nelle partecipate (in prevalenza municipalizzate) sarebbe inevitabile, perchè non c'è continuità con la gestione Iervolino. Di queste società si favoleggia di gettoni di presenza molto invitanti.
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