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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2011 alle ore 07:56.
Milano non è una città di sinistra. Per intendersi, non è e non è mai stata come Bologna. Durante tutto il corso della Seconda Repubblica l'insieme dei partiti del centrodestra ha sempre avuto la maggioranza dei voti. A volte la maggioranza relativa, più spesso la maggioranza assoluta. In particolare a partire dal 1994 in tutte le elezioni politiche e in tutte le comunali il centrodestra è sempre andato oltre il 50% dei voti.
Il simulatore online del ballottaggio di Napoli
Il simulatore online del ballottaggio di Milano
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Poi è arrivato Pisapia che ha preso il 48% contro il 41,6% della Moratti. E adesso cosa succederà al ballottaggio? Naturalmente nessuno può dirlo con certezza senza una sfera di cristallo. Nonostante il distacco tra i due contendenti la partita è ancora aperta. L'esito finale dipenderà da una serie di fattori.
Il Centro italiano di studi elettorali ha inserito questi fattori in un modello che consente di simulare il risultato del ballottaggio creando diversi scenari (cise.luiss.it). Nella sostanza per capire chi sarà il prossimo sindaco di Milano occorre stimare queste variabili: (1) quanti elettori tra quelli che hanno votato al primo turno Pisapia o Moratti faranno la stessa scelta al secondo, (2) quanti elettori che non hanno votato al primo turno andranno ora alle urne, (3) cosa faranno gli elettori del terzo polo (Palmeri), del Movimento 5 stelle (Calise) e degli altri candidati che erano presenti al primo turno. La combinazione di queste variabili deciderà la partita delle comunali milanesi. Il "simulatore Cise" aiuta il lettore a capire come funzionano queste variabili.
Va da sé che Pisapia parte in vantaggio. Al primo turno ha ottenuto 42.461 voti più della Moratti. È un distacco rilevante. Se tutti gli elettori che hanno votato Pisapia o Moratti al primo turno faranno la stessa cosa al secondo alla Moratti non basterebbero i 36.471 voti dei sostenitori di Palmeri per ribaltare la situazione. A questi dovrebbe aggiungere qualche altro migliaio di voti presi da altre fonti. In realtà, dato che è molto improbabile che tutti gli elettori di Palmeri si rechino alle urne e che tutti votino Moratti, è evidente che sarà molto importante per il sindaco uscente pescare in altri settori dell'elettorato. E non certo nell'area del Movimento 5 Stelle. In teoria un aiuto potrebbe venirle dalle defezioni nel campo di Pisapia. È possibile che per una serie di ragioni una quota di elettori che lo hanno votato al primo turno si astengano al secondo. Ma queste defezioni potrebbero essere compensate da defezioni analoghe nel campo della Moratti. Difficile dire ora chi sarà più danneggiato da questo fenomeno. Ma è chiaro che questa variabile potrebbe avere un peso rilevante.
Una volta si diceva che era più difficile per i partiti di centrodestra mobilitare i propri elettori al secondo turno. Non è detto che sia così anche in questo caso. Quando la posta in gioco è elevata – e in questo caso lo è – certi fenomeni non si presentano allo stesso modo. In altre occasioni il centrodestra ha dimostrato di riuscire a portare a votare al secondo turno i propri elettori mentre quelli di centrosinistra si sono astenuti. Il caso di Roma insegna. A Milano però alla Moratti non basterà questa volta portare a votare solo gli elettori che l'hanno votata al primo turno. Né le basterà pescare tra quelli del terzo polo. Dovrà necessariamente convincere a votare per lei una parte di elettori moderati che lo scorso weekend non si sono recati alle urne. Questi sono i conti. Nelle politiche del 2008 hanno votato 784.513 elettori pari all'80,7% degli aventi diritto contro i 673.525 (il 67,6%) di queste comunali. Nel 2008 i partiti di centrodestra hanno raccolto complessivamente 396.413 voti contro i 325.859 di quelli di sinistra. Al primo turno di queste comunali la Moratti ha preso 273.401 voti contro i 315.862 di Pisapia. Se la Moratti riuscirà a mobilitare una quota di elettori moderati astensionisti e contemporaneamente convincere a votare per lei una fetta consistente di quelli del terzo polo potrebbe vincere. È una partita difficile.
Una ultima osservazione. Il risultato a Milano ha un significato politico nazionale qualunque sarà l'esito del voto. Al secondo turno si gioca a carte scoperte. Al primo turno gli elettori non conoscevano la forza relativa dei contendenti in campo. I sondaggi sono strumenti imperfetti. Adesso non è più così. Al primo turno molti elettori moderati di destra sono rimasti a casa perché in un certo senso se lo potevano permettere. Forse pensavano che la Moratti potesse farcela anche senza il loro voto. Forse volevano dimostrare la loro insoddisfazione nei suoi confronti o la loro delusione per la performance del governo di centrodestra e del suo leader. Non lo sappiano con certezza. Ma una cosa è chiara ora, a loro e a noi. Se al secondo turno non andranno a votare potrebbe vincere Pisapia. Le carte sono sul tavolo. Di fronte a questa possibilità continueranno ad astenersi? Se così fosse allora potremo parlare di una svolta nella breve storia della Seconda Repubblica. Vorrebbe dire che lo sfarinamento del blocco sociale su cui Berlusconi ha costruito il suo successo potrebbe essere molto più profondo di quanto abbiamo osservato finora. E allora le conseguenze della vittoria di Pisapia a Milano non sarebbero le stesse della vittoria di Guazzaloca a Bologna nel 1999.
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