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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 22:03.
Nessun apparentamento con nessuno. Il Terzo polo non starà né con Moratti né con Pisapia (idem a Napoli per Lettieri e De Magistris). I due candidati sindaco centristi tagliati fuori dai ballottaggi, Manfredi Palmeri (a Milano) e Raimondo Pasquino (a Napoli), spiegano che la loro stella polare resta il programma. E a chi azzarda retropensieri dicono: «Non vogliamo ruoli di sottogoverno». A Milano Manfredi Palmeri è arrivato al 5, 54%, una dote di 36.000 voti tutt'altro che trascurabile, 15mila preferenze in più delle due liste che lo sostenevano (Nuovo polo per Milano e Udc).
Quarantamila sono i voti che separano Moratti da Pisapia al primo turno. Sulla carta dunque non c'è, a Milano, una forza in grado (in termini di consenso elettorale) di ribaltare il risultato del primo turno. Detto questo «un Terzo polo diviso fa comodo a Giuliano Pisapia - spiega Stefano Draghi, esperto in analisi elettorali e sondaggi, docente di metodologia della ricerca sociale - perché non è in grado di cambiare la posizione di Letizia Moratti. Per lei resta molto difficile rimettersi in gioco». Del resto, dice Draghi «il Terzo polo comunque non sarebbe stato decisivo: racchiude componenti diverse ed è difficile che tutti i suoi elettori seguano un'indicazione precisa per quanto chiara possa essere».
I grillini non sono orientati a votare per il sindaco uscente, come conferma il loro candidato Matteo Calise: «Tutto è meglio della Moratti, anche se per l'altra parte non è certo un complimento». Ma «il match vero tra i nostri elettori - dice Calise - sarà tra chi non andrà a votare e chi voterà Pisapia».
Un Terzo polo favorevole al primo cittadino uscente oltre «a mettere in crisi l'eventuale successo di Pisapia avrebbe anche spostato alcuni moderati incerti, quelli che non sono andati a votare per Letizia Moratti, consentendo così di recuperare gli astenuti moderati», sottolinea Paolo Del Debbio, docente di etica e economia. In effetti il bacino vero dal quale Pdl e Lega possono recuperare voti è soprattutto quello degli astenuti. «Sono coloro che non hanno gradito questo modo di fare campagna elettorale, stanchi di liti e clima incandescente. Milano - prosegue Del Debbio - non è più abituata a un'atmosfera di questo genere». Il pensiero va all'ultimo mandato di Gabriele Albertini per il quale, come sindaco uscente, quasi non fece campagna elettorale lasciando parlare il suo operato. Proprio lui, secondo Del Debbio potrebbe ora dare una mano alla Moratti, pronunciarsi a suo favore, «immagino anche cartelloni in giro per la città con i volti di coloro che possono avere un ascendente importante: Albertini, ma pure Lupi e Formigoni».
Se il Terzo polo è costretto a dividersi per il ballottaggio è perché non ha compreso la logica di questo voto. Lo sostiene Piero Bassetti che ricorda come Giuliano Pisapia non abbia fatto appello a nessuna formazione organizzata. «Il suo approccio è diverso - dice Bassetti, presidente del Comitato 51 per cento - a Milano si è formata una coalizione che non è la somma dei partiti ma la somma dei cittadini». Questo «non vuol dire che il discorso di Fini e Casini non funzioni, ma un conto è il Parlamento, un altro sono gli elettori milanesi». Chi pensa che nel centrosinistra ci sia indifferenza per chi ha votato Terzo polo però sbaglia. Il fatto vero, sostiene Bassetti è che «in queste elezioni c'è un rimescolamento e una convergenza delle collocazioni, e i percorsi dei votanti sono diversi».
La scelta del Terzo polo di non schierarsi, dal punto di vista politico, non fa una grinza. Parola di Sergio Scalpelli. Che argomenta: «Ragionano sulla crisi del Pdl in modo da poter intercettare i movimenti del processo di uscita dal centrodestra». Non schierandosi «daranno anche un segno di rottura, in modo da conclamare in maniera limpida la crisi in atto». Milano è stato insomma «un segnale anticipatorio, perché se il centrosinistra ha preso tutti i suoi voti, gli stessi che andarono a Bruno Ferrante (candidato contro la Moratti nel 2006) c'è stato però un enorme smottamento dei moderati, una rottura profonda di un pezzo di quell'elettorato con la Moratti e il centrodestra». Una parte di quel voto il sindaco uscente lo riprenderà, Scalpelli ne è convinto. Anche se la campagna ora rischia di rimanere bloccata in un limbo: «per recuperare i moderati Letizia Moratti deve alzare il tiro, ma non può farlo nella maniera adottata nelle ultime settimane».
In politica mai dire mai è il motto di Paolo Pillitteri. «L'ho capito con l'esperienza», confessa l'ex primo cittadino meneghino. Secondo il quale «recuperare è problematico ma non impossibile. Ed è un'impresa per entrambi i candidati: Pisapia deve trovare altri voti e lo può fare solo con i grillini; Moratti può recuperare molto astensionismo». Se Pisapia è avvantaggiato sul piano numerico, ragiona Pillitteri «è più probabile che l'elettorato moderato voti per Letizia Moratti». A patto che il sindaco uscente recuperi «una campagna moderata sottolineando le cose che ha fatto». Pillitteri, che Milano la conosce bene ricorda: «è una città molto sobria, moderata, pacata, con un elettorato tranquillo». E con un'anima protesa al fare.
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