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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 08:29.

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«Ma qui è un bel posto, ti guardi intorno e sei già in ferie». Anche se i dipendenti magari non saranno del tutto d'accordo Luciano Sanguineti ci ride sopra: per la sua Atv, azienda di Colico che produce valvole sottomarine, agosto è quasi un mese come un altro, con attività un poco ridotta ma apertura garantita sempre. È il periodo infatti in cui i big del petrolio sistemano gli impianti off-shore e per un fornitore chiave staccare il telefono o non avere una squadra pronta a partire non è proprio ammissibile.
Il caso della lecchese Atv non è per fortuna isolato e la stagionalità dei business c'entra solo in parte.

Perché – anche in questo disastrato 2013 – ci sono aziende, quasi quattro su dieci in Lombardia, che riescono ad aumentare produzione, ricavi e commesse, spesso grazie alla spinta dei mercati internazionali, dove agosto non è affatto sinonimo di stop assoluto.

Abitudine che lentamente si trasferisce anche in Italia e le storie d'azienda che iniziamo a raccontare da oggi testimoniano la volontà delle imprese di provare a risalire la china anche cambiando tradizioni consolidate. Nel tentativo di sfruttare al massimo quei refoli di domanda che sembrano preannunciare, se non un'inversione di rotta, almeno un affievolimento della crisi. Per la prima volta da diciotto mesi in Lombardia la produzione torna a stabilizzarsi, l'indice di fiducia delle imprese è in risalita, la produzione di luglio nelle stime del centro studi di Confindustria è in crescita rispetto al mese precedente, così come giugno era andato meglio di maggio. Numeri non certo risolutivi, ancora oscillanti e aleatori, ma tuttavia le prime indicazioni concrete di una possibile interruzione della lunga caduta produttiva che ormai attanaglia da quasidue anni il sistema delle nostre imprese. Così, ad agosto c'è anche chi lavora. Qualche volta accade per commesse straordinarie da gestire, come è il caso delle decine di aziende coinvolte nell'assemblaggio del contestato cacciabombardiere F35 a Cameri. In altri casi succede perché «non ci si può permettere di perdere neppure un ordine», come ci confessa un imprenditore pratese. Oppure ancora per reagire alla concorrenza del Far east sul piano del servizio, «perché se è vero che sui prezzi c'è poco da fare – racconta Ambrogio Taborelli, imprenditore del tessile comasco – allora per resistere non c'è altra strada che essere flessibili».
In sintesi, significa che i tempi al mercato ormai non siamo più in grado di dettarli noi.

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