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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2013 alle ore 10:39.

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Quando - fino al 2005 - il fatturato veniva realizzato all'85-90% in Europa, le consegne delle barche erano concentrate nei mesi di maggio e giugno, in modo da poter essere utilizzate durante l'estate. Oggi che gli armatori vanno cercati fuori dal Mediterraneo, e che il fatturato è diventato al 97% internazionale, il cantiere Fipa Group (marchi Maiora, Ab yachts e Cbi Navi) ha cambiato non solo le date di consegna, ma anche il processo produttivo.

E così in questo mese d'agosto nel cantiere di Viareggio sono al lavoro un'ottantina di dipendenti, per completare due imbarcazioni da 35 e 29 metri che saranno consegnate tra poche settimane; e anche per preparare i nuovi modelli che verranno presentati ai saloni nautici di Cannes e Montecarlo, in settembre, e poi di Genova, in ottobre.
«Abbiamo spostato il processo produttivo e i tempi di consegna delle barche - spiega Riccardo Cima, consigliere delegato del cantiere di proprietà della famiglia Guidetti - per venire incontro alle richieste internazionali. Del resto la nautica è ancora immersa in una fase complicata, e non si può certo pensare di andare avanti col solo refitting». Fipa Group, specializzato in yacht da 24 metri a 50 metri completamente made in Italy, ha chiuso il 2012 con un fatturato di 32 milioni di euro; quest'anno la previsione è di avvicinarsi ai 40 milioni, considerato che al 30 giugno scorso il cantiere, come spiega il responsabile amministrazione e finanza Gabriele Chelini, ha raggiunto i 27 milioni di ricavi con un margine operativo lordo di 3,5 milioni.

Il problema ora è la capacità produttiva inutilizzata (al momento Fipa ha una trentina di dipendenti in cassa integrazione a rotazione, e ha fatto un accordo con i sindacati per incentivi all'esodo, prepensionamenti e blocco del turn over), visto il forte ridimensionamento del mercato. «Fino al 2007 facevamo dieci barche all'anno, che oggi sono scese a cinque-sei - spiega Cima -. Ora abbiamo in portafoglio cinque ordini per costruire 27, 33 e 43 metri, una prospettiva che non sarebbe affatto male se non fossero tutti contratti che l'armatore ha difficoltà a finanziare».
In ogni caso, rispetto al "buio" del 2011 e 2012, Fipa Group vede un risveglio degli ordini. A impedire il ritorno del sereno all'orizzonte, secondo Cima, è (anche) l'inflazione di barche usate, messe sul mercato a prezzi da saldo dalle società di leasing che le ritirano a chi vuole comprarne una nuova. «Il dramma della nautica è nell'usato - spiega il manager, che è anche amministratore del Polo nautico Viareggio, l'ex cantiere Sec rilevato da una decina di imprenditori navali locali la cui maggioranza fa capo a Fipa Group - complice lo sfasamento temporale tra il momento in cui viene definito il prezzo della barca usata e quello in cui viene consegnata, in genere due anni dopo, quando è pronta la nuova».

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