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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 06:46.

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BIBBIENA (AREZZO)
Chi lavora per i mercati esteri, e ancor più per gruppi multinazionali, ha cancellato da tempo dall'agenda la chiusura agostana per ferie. È il caso della Borri Industrial power solutions di Bibbiena (Arezzo), azienda storica (è stata fondata nel 1932) produttrice di gruppi di continuità che evitano le interruzioni di energia elettrica, che fa capo ad alcuni manager-imprenditori locali e conta 105 dipendenti con un fatturato 2012 di 40 milioni di euro.

«Per noi il concetto di chiusura estiva è davvero superato - spiega il responsabile finanza, Andrea Bigozzi - e anche quest'anno a lavoriamo per l'intero mese di agosto. Del resto il mercato italiano ormai è quasi inesistente, e quando lavori per l'estero il mese di agosto è uguale agli altri». A patto di avere commesse da smaltire. «L'azienda quest'anno crescerà del 10%, arrivando a 44 milioni di euro di fatturato - aggiunge Bigozzi - con un ritmo di sviluppo simile a quello degli ultimi anni».

L'85-90% dei ricavi è realizzato fuori dall'Italia, grazie a clienti come banche, assicurazioni, data center, multinazionali del settore oil&gas, che naturalmente non contemplano blocchi della produzione causa ferie. Ma il fatto di non chiudere i battenti in agosto non ha mai creato problemi nell'organizzazione aziendale. «Le ferie vengono fatte dai dipendenti durante tutto l'anno, in particolare da maggio a ottobre - spiega Bigozzi - e vengono organizzate in modo tale da non incidere sulla capacità produttiva e gestionale dei vari reparti. I dipendenti ormai lo sanno, visto che è almeno dal 2008 che l'azienda resta aperta anche in agosto, e non c'è mai stato alcun problema».

Nessun ostacolo o lamentela, insomma, neppure in un'area come quella del Casentino - dov'è situata l'azienda e dove vivono quasi tutti i suoi dipendenti - che certo ha conservato, più delle grandi aree industriali italiane, le "vecchie" abitudini legate all'interruzione lavorativa in agosto. Ma ha conservato anche la memoria: nel 2005, quando la multinazionale americana Eaton allora proprietaria della Borri annunciò l'intenzione di vendere l'azienda, si temette per i 100 posti di lavoro diretti e i 70 nell'indotto, al punto che i lavoratori arrivarono ad occupare lo stabilimento.

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