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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 07:33.

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Una delle fasi di trattamento delle porcellane alla Richard Ginori di Sesto FiorentinoUna delle fasi di trattamento delle porcellane alla Richard Ginori di Sesto Fiorentino

Il passo è ancora quello prudente di chi si risveglia dopo un lungo sonno, ma ha un grande valore simbolico: la Richard Ginori ha ripreso a lavorare. E lo farà per tutto il mese di agosto. La storica manifattura di porcellane di Sesto Fiorentino – nata nel 1735, fallita nel gennaio 2013 e acquistata all'asta il 22 aprile per 13 milioni dalla maison fiorentina della moda Gucci (gruppo francese Kering-ex Ppr) – all'inizio di luglio ha riacceso i due forni principali (biscotto e invetrato), necessari per la produzione delle linee del "bianco" (piatti, tazze, ciotole), dopo quasi un anno d'inattività.

Con la riaccensione dei forni sono tornati in fabbrica tutti i 230 dipendenti (sui 303 rimasti) riassunti da Grg (Gucci-Richard Ginori), la società veicolo creata per l'acquisto dell'azienda simbolo di artigianalità made in Italy, che saranno impegnati anche in agosto eccetto qualche giorno di ferie a rotazione. Il lavoro servirà a smaltire "vecchi" ordine, ma soprattutto servirà alla nuova proprietà per capire esattamente gli investimenti da fare (oltre alle opere di manutenzione per il riavvio degli impianti, già effettuate) per raggiungere quello che considera un "adeguato livello di capacità produttiva".

«Stiamo valutando la sostituzione del forno biscotto, in vista dell'ammodernamento dei processi produttivi», fanno sapere da Gucci. «Intanto abbiamo avviato corsi di formazione all'interno dell'azienda sul processo produttivo, sulla qualità del prodotto, sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro», aggiungono.

Gli investimenti stimati nei mesi scorsi, all'atto dell'acquisto di Richard Ginori, oscillavano tra i 10 e i 15 milioni (al netto degli investimenti immobiliari), ma ora non è escluso che la cifra possa salire perché la situazione dello stabilimento che Gucci si è trovata davanti è peggiore delle aspettative. «Richard Ginori versava in condizioni di particolare degrado», chiosa la maison. «Si può dire che la fabbrica fosse in condizioni disperate – aggiunge Bernardo Marasco, sindacalista della Filctem-Cgil – e ora l'obiettivo è far ripartire la produzione del "bianco", che permette di fare anche i decori».

Accanto alla ripartenza produttiva, la grande sfida sarà quella di riposizionare il prodotto sulla fascia alta. «Puntiamo sulla qualità», ripetono in Gucci, spiegando che l'obiettivo è recuperare, in tempi brevi, i valori del passato, per riportare Richard Ginori «ai successi e alla riconoscibilità internazionale che aveva, facendo leva sull'alleanza con Gucci» e, naturalmente, sull'esperienza vantata dalla maison di moda nel settore del lusso. Impostata la strategia, dovranno essere definiti i nuovi prodotti e il nuovo management di Rgr, finora affidata alle cure di Karlheinz Hofer, direttore Operations e supply chain di Gucci. Quel che è già chiaro è che la fabbrica di porcellane, una delle più famose al mondo, continuerà a produrre principalmente con il proprio marchio, e che le due maison fiorentine riprenderanno la loro antica collaborazione per produrre una linea da tavola a marchio Gucci, che si ispirerà al patrimonio artistico degli archivi di entrambe le aziende.

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