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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 07:31.

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Se agosto in azienda vale una fortuna

Adriano Olivetti chiudeva la fabbrica in luglio, invece che in agosto, in modo che gli operai potessero lavorare nei campi. L'imprenditore aveva infatti capito – ben prima delle teorizzazioni di Luciano Gallino – l'essenza stessa del "metalmezzadro" e di quella che oggi molti battezzano come "azienda sociale" o Csr (Corporate social responsibility). Siamo nel 1956 e l'azienda eporediese viveva i tempi d'oro delle "Macchine sapienti", le mitiche Divisumma inventate a Ivrea - in tre mesi e a costo zero – dall'originale e bizzarra genialità costruttiva del manovale Natale Capellaro. Oggi la prima calcolatrice scrivente con le quattro operazioni prodotta al mondo è anche al Moma di New York.

Ma forse non tutti ricordano che Olivetti rivendeva queste macchine a dieci volte il costo di produzione, con un prezzo (325mila lire) di poco inferiore a quello della Fiat 500 (465mila lire). Sempre sul tema vacanza in fabbrica, nel 1968 un altro industriale illuminato come Leopoldo Pirelli propose - in verità con scarso successo - le ferie scaglionate. Un tema sul quale si discusse per decenni, con pochi risultati.

Adesso, però, sembra proprio che la situazione stia cambiando. Complici la più lunga crisi che l'Italia abbia mai vissuto, i mercati globali, i nuovi clienti e l'export sempre più lontano che richiedono di avere aziende davvero internazionalizzate (e non solo a parole).

Quella che sembra essere una "neverending crisi", innescata dai subprime americani, ha mutato molte cose. In primo luogo selezionando le aziende. Quelle che sopravvivono si presentano di certo "più forti della crisi". Un segnale, debole, ma nemmeno troppo, viene appunto da come si "ristrutturano" le ferie, accentuando e rimodulando il lavoro in agosto, un tempo decisamente tabù. Senza pretese di aver indagato un "campione" significativo, ma con molta curiosità da cronisti, è quanto ha messo in evidenza questo viaggio tra le aziende "aperte per ferie" che Il Sole 24 Ore ha voluto compiere.

L'obiettivo è proprio quello di raccontare, caso dopo caso, questi piccoli, ma continui cambiamenti (alla "kaizen") spesso sottotraccia, dell'economia italiana. Se non tutta, almeno di quella che funziona, che sa accettare obiettivi di sviluppo realistici e un po' visionari, giocare sullo scacchiere geopolitico mondiale prendendo le misure dei nuovi business. Sono emerse scoperte interessanti sia sul versante sociologico, sia su quello della cultura d'impresa, radicata in molte realtà manifatturiere del Paese. Ad esempio che in alcuni territori, meno sindacalmente "politicizzati" anche se appartenenti a grosse multinazionali come la Barilla, le persone sono «entusiaste» di lavorare in piena estate.

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