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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2013 alle ore 14:48.

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La meccanica strumentale vola

Fabrizio Resmini, amministratore delegato e country manager del gruppo svedese Sandvik per l'Italia, è diretto e non gira attorno al problema/opportunità: «Lei mi chiede perché abbiamo lavorato ad agosto. Posso assicurare che non è di certo dovuto al fatto che abbiamo una casamadre scandinava. La verità è molto più banale. I nostri clienti lavorano anche questo mese e ci richiedono continuamente prodotti – specie per la meccanica strumentale – o servizi, senza soluzione di continuità».

In effetti oggi il contesto industriale è diverso rispetto a qualche lustro fa: «Il mercato in cui si muove un'azienda industriale - aggiunge Resmini - è cambiato: richiede presenza continua, vicinanza al suo "consumatore" (anche, anzi forse di più, per gli affari di tipo "B2B"), flessibilità e velocità di reazione. Per questo anche noi in agosto ci siamo organizzati per dare continuità di supporto al business dei nostri clienti».
Sandvik, oltre a essere un apprezzato marchio commerciale, è un gruppo industriale globale di origine svedese con prodotti ad alto contenuto tecnologico, attività in 130 paesi, 49mila dipendenti e un fatturato di 11,7 miliardi di euro. È leader in specifiche aree di mercato come utensili industriali per il taglio di metalli e le frese per l'asportazione truciolo, macchinari per il settore minerario e delle costruzioni, materiali in acciaio inossidabile, leghe speciali, prodotti metallici e ceramici ad elevata resistenza, sistemi di processo, ecc.
«In Italia – spiega Resmini – abbiamo 740 dipendenti e un fatturato di 370 milioni di euro. Siamo presenti fin dal 1950 con diverse società e marchi. Le nostre attività sono concentrate in quattro stabilimenti di produzione a Milano, Piacenza, Rovereto (Trento), Guanzate (Como), con un centro di ricerca e sviluppo frese (che rappresenta il punto di riferimento a livello mondiale) a Rovereto».

A Milano ci sono il centro tecnologico di produttività, allestito con macchinari hi-tech per le lavorazioni della meccanica di precisione, mentre il centro training è attrezzato con le più moderne tecnologie multimediali e il magazzino di oltre 4mila metri quadrati per i tubi e i "consumabili di saldatura" è un punto di riferimento a livello europeo.
«Un altro dei motivi per cui siamo stati aperti in agosto – aggiunge Federica Dal Toso, Human resources manager di Sandvik Italia – è perché, spesso e volentieri, in un'economia sempre più industrializzata, alle strutture italiane viene chiesto di supportare anche le altre filiali estere e di collaborare a livello sovranazionale. Ovviamente lavoriamo a scartamento ridotto e utilizziamo anche parecchio il telelavoro».
Oggi le aziende sono prudenti, lavorano con il just in time, o comunque tengono il magazzino molto leggero: «Il mercato richiede quantitativi unitari minori rispetto al passato - spiega Dal Toso - pertanto anche la programmazione produttiva risente di lotti più piccoli e orizzonti temporali inferiori. In sostanza, sarebbe veramente pericoloso chiudere tutta l'azienda per quattro settimane, come si faceva fino a non molti anni fa».

Problemi nel gestire la situazione a livello sindacale? «Abbiamo dovuto fare un accordo sulla flessibilità- conclude Dal Toso –, che ha richiesto la collaborazione di tutti. Anche perché, complicazione nella complicazione, può capitare che negli stessi stabilimenti ci sia magari una linea per la quale si prevede la cassa integrazione e un'altra che, invece, è costretta a fare gli straordinari in seguito alle variazioni della domanda, ormai difficilmente prevedibile».
Decisamente una bella soddisfazione – e risolleva il morale – sentirsi dire, almeno qualche volta, che anche le multinazionali riescono a lavorare nel nostro Paese.

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